Luca Ricolfi
Dev'essere un bel dilemma, quello con cui devono fare i conti il

Sabato 18 Novembre 2017
Luca Ricolfi
Dev'essere un bel dilemma, quello con cui devono fare i conti il Pd e la Sinistra Purosangue (d'ora in poi SP), ovvero la microgalassia di sigle e gruppi che cercano di occupare lo spazio alla sinistra del Pd: Sinistra Italiana (Fratoianni), Mdp (Bersani e D'Alema), Campo progressista (Pisapia), Possibile (Civati), la sinistra civica del Brancaccio (Falcone e Montanari), giusto per citare i raggruppamenti di cui più si parla. Il dilemma è questo. Se si presentano separatamente, conquistano pochissimi seggi e decretano la sconfitta della sinistra, ripetendo il copione del 2001, quando bastò la corsa solitaria di Bertinotti a spianare la strada a Berlusconi. Se si presentano alleati, conquistano più seggi, ma rendono ridicola e incomprensibile la scissione di qualche mese fa. Personalmente penso che, alla fine, il bisogno di poltrone prevarrà, e qualche tipo di alleanza vedrà la luce. Però penso anche che non sia questo il punto.
Il punto interessante sono le differenze programmatiche. Perché un eventuale programma comune potrà anche smussarle o camuffarle, ma non cancellarle. Anche se prima del voto venisse trovato un accordo, un minuto dopo le elezioni quelle differenze tornerebbero a galla. E non è neppure escluso che il Pd tenti un governo con Forza Italia, e SP, la Sinistra Purosangue, tenti un governo con i Cinque Stelle. Ma quali sono le differenze importanti? Sono sostanzialmente tre.
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