Liquidazione sospetta: gli azionisti contro il Governo

Domenica 1 Ottobre 2017
Liquidazione sospetta: gli azionisti contro il Governo
IL CASO
TREVISO Mentre la Procura di Treviso valuta l'istanza presentata per la dichiarazione di insolvenza di Veneto Banca, e proprio nei giorni in cui il sostituto procuratore Massimo De Bortoli sta iniziando il lavoro di analisi delle oltre tremila denunce per truffa e estorsione preliminarmente valutate durante l'estate dalla task force messa in campo dalla Guardia di Finanza di Treviso, nella vicenda dell'ex popolare sta per aprirsi un nuovo fronte. Circa sessanta ex azionisti della banca patrocinati dall'avvocato Luigi Fadalti si accingono infatti a presentare una eccezione di costituzionalità del decreto del Governo che nel giugno scorso ha portato allo stato di liquidazione coatta di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza. Si tratta di un attacco duro e diretto all'intera operazione normativa che ha spacchettato gli impieghi redditizi ceduti a Banca Intesa e dirottato le sofferenze sulle cosiddette bad banks.
LA LEGGE
«Quel decreto - spiega Luigi Arman, presidente del Coordinamento Banche Popolari Veneto - ha prodotto un danno sostanziale nei confronti degli ex azionisti tentando di bloccare ogni possibile strada che portasse ad un risarcimento di quanto perduto con il crollo del valore delle azioni. A nostro parere si è trattato di un vero e proprio colpo di stato con cui cancellare le conseguenze straordinariamente disastrose del più grave scandalo bancario della storia repubblicana». Il ricorso alla Corte Costituzionale, che sarà inoltrato o in relazione ad un giudizio di risarcimento già pendente in sede civile oppure in occasione dell'inoltro di un decreto ingiuntivo alla ex popolare montebellunese attualmente in liquidazione, si fonda sulla presunta violazione di diritti sostanziali tra cui quello alla proprietà privata. L'intento ambizioso è quello di arrivare a cancellare gli effetti del decreto e riportare in pancia a Veneto Banca tutte le attività cedute a Intesa, che in caso di pronuncia della Consulta favorevole agli ex azionisti si troverebbe nelle condizioni di rescindere l'accordo siglato con l'esecutivo. Tutti i soldi tornerebbero insomma a Veneto Banca, ricostituendo un patrimonio che al quel punto potrebbe servire a pur parziali risarcimenti di chi ha visto i propri risparmi volatizzarsi con il default dei titoli azionari.
GIUSTIZIA
«Ci sono tutti gli estremi per ritenere che il nostro ricorso sia estremamente fondato - ha precisato Arman - a guardarlo bene quel decreto appare una violazione evidente del diritto e del buon senso. Si è trattato né più né meno di una delle tante operazioni che, anche attraverso i finti salvataggi delle banche a rischio fallimento, ha prodotto uno spostamento sostanziale di ricchezza dai più poveri ai più ricchi. Solo se verrà riconosciuta l'incostituzionalità della norma sarà possibile ripristinare il diritto con la D maiuscola. E aprire la strada a scenari nuovi che offrirebbe nuova speranza a chi ha perso tutto».
Denis Barea

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci