Le tensioni giallo-verdi

Sabato 17 Novembre 2018
IL CASO
ROMA Personalmente, motteggiano: «Ce le stiamo dando di santa ragione». E sorridono. Ma la deriva che sta prendendo il rapporto politico tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini è quella di un reciproco incrudelimento dei toni che può portare ad ogni tipo di esito, anche se per ora la convenienza di entrambi è mantenere il tandem sia pure in una situazione da separati in casa. Mai si sono rivolti attacchi viso a viso. Mai si sono stroncati a vicenda con la virulenza che in queste ore è sotto gli occhi di tutti. In un reciproco sgarrupamento linguistico. «I termovalorizzatori li facciamo senza ceppa!», è il contrattacco di Salvini a Di Maio che l'altro giorno lo aveva stroncato così: «I termovalorizzatori non c'entrano una beneamata ceppa con la questione ambientale in Campania». Il Sì (alle grandi opere così come agli impianti per i rifiuti) è la parola di Salvini, il No è quella di Di Maio secondo l'alleato-rivale e «chi dice sempre No provoca i roghi tossici e le malattie». Osservazione pesantissima. Bordata terribile. Salvini che osserva «in Lombardia ci sono 13 termovalorizzatori e va tutto benissimo» viene quasi azzannato da Luigi: «I termovalorizzatori in Lombardia ci sono, ma com'è l'aria a Milano e nelle altre città? Cattiva». Salvini: «Di Maio crea tensioni». Di Maio: «Salvini crea tensioni».
E pensare che un tempo era soltanto la «manina» del condono fiscale a creare baruffa tra i dioscuri. Ora il Salvimaio è una camera a gas, dove si mangiano carciofini sott'odio e quanto alle bevande se Salvini vuole ridurre le accise sulla birra il suo collega non vuole affatto farlo. E così sulle bibite zuccherate: Di Maio vuole alzare le tasse su questi prodotti e Salvini non è d'accordo. Matteo vuole ridurre le imposte sugli stabilimenti balneari? Di Maio le vuole aggravare. Matteo dice che le parole madre e padre devono stare sulle carte d'identità, e non genitore 1 e genitore 2, e la Appendino - superdimaiana in questa fase per lei difficilissima - dice che se lo sogna. Litigano sui tutto? Sì! «Gli inceneritori non sono nel Contratto di governo», assicura il leader cinque stelle. «Non ci sono nel Contratto? Ma vallo a spiegare ai bambini che respirano merda!». Si sfideranno a duello con le sciabole?
Per ora il murales che li raffigura uno con le spalle all'altro, senza guardarsi, senza parlarsi, ognuno con il proprio telefonino in mano che serve presumibilmente per postare una cattiveria contro l'«amico». Si azzuffano su tutto quasi arrivando ad accuse tremende. Uno dice che la mancanza dei termovalorizzatori aiuta la camorra, l'altro ribatte che la camorra sta nel business dei termovalorizzatori. Di Maio: «Salvini difende gli inceneritori? Io me lo ricordo quando, in varie parti d'Italia, stava dietro agli striscioni No Inceneritori».
LE CAUSE
Le grandi opere restano un tema divisivo più che mai. Di Maio bombarda la Pedemontana - opera cruciale per il Nord produttivo versante Veneto e che il governatore Zaia difende a spada tratta - e la stronca così: «Quell'opera ha un'infinità di problemi non solo ambientali».
E l'anti-corruzione? S'è innescato il braccio di ferro sul tetto delle donazioni ai partiti, e così su un altro capitolo. C'era la norma (il lodo Casaleggio) che agevolava un legame stretto tra un partito e un solo soggetto o associazione (leggasi Rousseau) e questa norma Salvini l'ha fatta sparire.
Sgarbi, liti, ripicche, insomma. Il motivo di tutta questa rissosità - comprensiva del ruba bandiera: chi erano i difensori dei risparmiatori truffati dalle banche? I 5 stelle. Ma adesso la Lega s'infila e dice: «Allargare la platea di chi deve essere risarcito» - non è difficile da individuare. Da una parte M5S, in crisi nei sondaggi, rispolvera temi identitari, cerca di smarcarsi da Matteo per non farsi fagocitare (esempio: la Pedemontana cara ai leghisti? «Non serve», proclama Luigi) e deve dare l'immagine di un partito roccioso anche per evitare lo sfaldamento delle truppe parlamentari. Dall'altra parte, Salvini ha lanciato un'Opa sui 5 stelle e sul Sud - ecco la Lega nazionale che sta provocando qualche problema tra i nordisti sostenitori tradizionali del Carroccio - e anche quando sembra che Salvini stia concordando con Luigi (questa di ieri è davvero sorprendente: «Il reddito di cittadinanza ora mi convince», parola di Matteo) in realtà sta dando l'assalto al suo granario elettorale nel Mezzogiorno.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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