LE TAPPE
dal nostro inviato
ROCCA PIETORE (BELLUNO) L'ultimo ricorso in ordine

Martedì 25 Settembre 2018
LE TAPPE
dal nostro inviato
ROCCA PIETORE (BELLUNO) L'ultimo ricorso in ordine di tempo, quello presentato dalla Regione Veneto al Tar del Lazio, è datato 18 settembre 2018: giusto una settimana fa. Ma secondo quanto riepilogato anche ieri, sono 240 anni che si parla dei confini della Marmolada. Quasi due secoli e mezzo di confronti, e scontri, fra Veneto e Trentino.
IL DOGE E MARIA TERESA
L'inizio del dibattito risale addirittura ai tempi della Repubblica Serenissima e dell'Impero d'Austria: l'incontro fra gli emissari del Doge e di Maria Teresa, oltre che della diocesi di Bressanone, è collocato dagli storici nel 1778 ed è ricordato per la decisione di tagliare sostanzialmente in due il ghiacciaio. Tutto bene? Fra un accordo e un sopralluogo, pare anche di sì. Ma duecento anni dopo cominciano le carte bollate. Nel 1973 il Comune di Canazei deposita un ricorso straordinario al capo dello Stato (all'epoca Giovanni Leone) contro alcuni atti del municipio di Rocca Pietore, chiedendo di accertare che la demarcazione coincide con quella indicata dalla Commissione internazionale per la fissazione del confine fra il Regno d'Italia e l'Impero Austro-Ungarico nel 1911. Così prima nel 1982 il presidente della Repubblica (ai tempi Sandro Pertini) e poi nel 1998 il Consiglio di Stato accolgono la tesi trentina, secondo cui vale lo spartiacque della catena principale del monte Marmolada, «per effetto del Trattato di Vienna del 3 ottobre 1866» e conseguente serie di relativi adempimenti.
I CIPPI E L'INTESA
Così nel 1989 Canazei evidenzia al ministero dell'Interno «l'opportunità di disporre un infittimento dei cippi confinari» a quota 3.309 metri sulle Dolomiti, «onde evitare anche per il futuro possibili occasioni di contraddittorio». Ma i picchetti non vengono piantati e nel 2002 Giancarlo Galan e Lorenzo Dellai, presidenti rispettivamente di Veneto e Trento, raggiungono un'intesa per cui l'ideale frontiera viene spostata di 30-70 metri, legittimando la pretesa di Rocca Pietore circa la titolarità del suolo su cui sorge l'impianto di risalita della società Vascellari. Ma a questo protocollo d'intesa il Comune trentino «non riconosce alcuna valenza», come scrive nella delibera del 23 gennaio 2017, impugnata dalla Regione Veneto al Tar del Lazio. Lo stesso Tribunale a cui Palazzo Balbi si è nuovamente rivolto adesso, contestando il provvedimento improvvisamente emesso lo scorso 24 maggio dall'Agenzia del Territorio, che ha riassegnato il ghiacciaio al Trentino. (a.pe.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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