«Le armi nucleari? Campagna elettorale Ma attenti, la Guerra fredda non è finita»

Lunedì 19 Marzo 2018
«Le armi nucleari? Campagna elettorale Ma attenti, la Guerra fredda non è finita»
NEW YORK
Donald Trump voleva diventare amico di Vladimir Putin lungo tempo prima di essere eletto presidente. Non c'è riuscito. E forse ora gli sarà anche più difficile: «È la situazione geopolitica che rende questa amicizia impossibile. Le personalità, i desideri degli individui vanno a cozzare contro gli interessi dei Paesi». Lawrence Korb analizza per Il Messaggero il futuro delle relazioni Washington-Mosca, dopo che Vladimir Putin è stato confermato presidente della Russia. Già viceministro della Difesa con Ronald Reagan, oggi docente di Sicurezza nazionale alla Georgetown University e consigliere senior del Center for security studies e del think tank Center for American progress, Korb tiene gli occhi puntati soprattutto sulla corsa nucleare e sullo scontro in corso in Europa fra la Russia e l'Occidente.
Professore, la rielezione di Putin avviene mentre alla Casa Bianca Trump si è liberato del segretario di Stato Rex Tillerson e lo sta sostituendo con Mike Pompeo. Cosa dobbiamo aspettarci da questo cambiamento nella gestione dei rapporti con Mosca?
«Pompeo va d'accordo con Trump praticamente su tutto, tranne che su una cosa: la Russia. Pompeo è un falco, e sono convinto che incanalerà i rapporti con la Russia verso un'interpretazione più tradizionale. E intendo dire il confronto sul nucleare e il contenimento in Europa. E badate: su questo fronte ha il sostegno del Congresso, sia dei repubblicani che dei democratici».
Ma nelle ultime settimane Trump ha assunto posizioni più bellicose verso la Russia: ha deciso di inviare armi in Ucraina, e ha finalmente firmato le sanzioni contro Mosca. Lui stesso cioè tendeva più verso il combattivo che l'amichevole.
«Ma sono in entrambi i casi azioni dettate dalle pressioni esterne, non scaturite da convinzioni personali del presidente. L'invio di armi all'Ucraina era fortissimamente voluto dal Pentagono e dal suo capo, il generale Mattis, che ha voluto mettere una linea rossa e far capire a Putin che non doveva tentare di spingersi più all'interno del territorio ucraino. Mentre le sanzioni erano state votate otto mesi fa dal Congresso: Trump ha aspettato quanto più possibile per firmarle, ma la pressione quasi unanime delle due Camere ha avuto la meglio. E comunque se davvero volesse ferire l'economia russa, avrebbe strade ben più efficaci».
Quali, per esempio?
«Se davvero Trump volesse punire la Russia di Putin, gli basterebbe convincere i Sauditi a pompare più petrolio, facendo scendere il prezzo di un barile sotto i 60 dollari, cosa che devasterebbe le casse dello Stato russo».
C'è un settore in cui la rielezione di Putin può risultare un vantaggio per gli Usa e l'Occidente?
«Certamente la gestione della crisi nordcoreana. La Russia, ma anche la Cina, sarebbero contente se dall'incontro fra Trump e Kim Jogn-un scaturisse un accordo di congelamento nucleare se non addirittura di denuclearizzazione. In questo caso, la Russia si può porre come garante: lo ha fatto già nell'accordo sul nucleare iraniano, e ha dimostrato di essere affidabile».
Pensa che ora che è stato rieletto, Putin davvero procederà con la proliferazione di nuove avanzatissime armi nucleari?
«Guardi, il discorso che ha fatto alla Duma, due settimane fa, in cui diceva che la Russia ha preparato cinque nuove invincibili armi nucleari, era un discorso preelettorale, per il pubblico nazionale. Era una enorme esagerazione a cui non dovremmo dare tanto peso. Purtroppo Trump ha questa voglia di allargare il parco nucleare americano. Lo ha anche lui annunciato nella Nuclear posture review. Ecco, questo era un settore in cui Trump poteva mostrare leadership, e proporre invece di cominciare a preparare un nuovo accordo dopo la scadenza dell'attuale New strategic arms reduction treaty (New START), che scade nel 2021».
Prevede un peggioramento o un miglioramento nella guerra di spionaggio e interferenze?
«Prevedo che continuerà tale e quale. Ma non stupiamocene poi tanto: questa è la continuazione della Guerra Fredda, della lotta fra le intelligence che avevamo allora, cambia forma, ma è la stessa cosa».
Anna Guaita
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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