La Ue vara la stretta sulle Ong Basta salvataggi sotto costa

Lunedì 17 Luglio 2017
La Ue vara la stretta sulle Ong Basta salvataggi sotto costa
Arriva da Bruxelles l'ok al Codice di condotta per le Ong. La Ue ha dato il via libera durante la riunione che si è tenuta nei giorni scorsi tra una delegazione italiana, rappresentanti di Frontex e Commissione europea. Il testo definitivo sarà varato in settimana e una delle principali novità è che potrebbe includere l'istanza italiana di avere ufficiali di polizia giudiziaria a bordo delle navi delle Organizzazioni non governative, quando le autorità competenti ne facciano richiesta. Un argomento che dal fronte dei volontari viene accolto con molta diffidenza, perché suonerebbe come una forma di controllo alla loro attività.
Il codice ha visto varie bozze prima di approdare a una versione condivisa che, rispetto alla prima contiene alcune modifiche, anche nei termini scelti. Le indicazioni basilari e i principi portanti sono chiari: divieto di entrare nelle acque libiche e di trasferire i migranti soccorsi su altre navi, regolamentazione dei segnali luminosi, trasparenza sui finanziamenti, certificazioni di idoneità tecnica, obbligo di trasmettere le informazioni alle autorità di polizia italiane per l'attività investigativa. Ma soprattutto, a chi non sottoscriverà il documento potrà essere vietato l'attracco nei porti italiani. L'Italia cerca così di rendere più trasparente ma anche più complicata l'opera di soccorso dei mercantili umanitari. I dati statistici dicono infatti che da quando sono scese in campo le navi delle Ong sono aumentati gli sbarchi e anche il numero dei morti. E che spesso l'attività si è rivelata un vantaggio per i trafficanti di esseri umani.
Tutto questo mentre l'emergenza assume una doppia faccia: quella sociale e quella politica, tra chi strumentalizza gli arrivi e chi non ce la fa più ad accogliere. Con il rischio che la situazione vada a pesare sugli sforzi che il ministero dell'Interno sta cercando di fare per arginare da ogni parte il flusso di disperati che sbarcano ogni giorno nei nostri porti. A meno che la pressione esercitata dai sindaci, alla fine, non possa servire come grimaldello nei confronti dell'Europa.
Nel frattempo si pensa a tutte le strade possibili per reagire. I radicali e il sottosegretario agli Esteri Mario Giro insistono con il governo affinché utilizzi la pratica del visto di soggiorno temporaneo che promuove sforzi e condivisione tra gli Stati nel caso di emergenza migratorie. Un permesso di soggiorno di sei mesi per fini umanitari stabilito dalla Direttiva 55 del 2001 che darebbe la possibilità all'immigrato di circolare liberamente per l'Europa. Era già stato adottato da Roberto Maroni quando era ministro dell'Interno, ma ha dovuto fare i conti con una procedura di infrazione emessa nei confronti dell'Italia.
Intanto nel messinese continua la protesta. A Castell'Umberto, il primo cittadino Vincenzo Lionetto Civa e alcuni abitanti hanno deciso di effettuare un presidio permanente davanti all'ex albergo Canguro, nel quale sono stati portati 50 migranti, in attesa di una convocazione della Prefettura. E la convocazione è arrivata: la riunione si terrà il 20 luglio. Civa continua a chiedere che gli ospiti vengano spostati al più presto. Ma dalla prefettura di Messina fanno sapere che per ora non è previsto alcun trasferimento.
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