La Tunisia svuota le carceri gli ex detenuti arrivano da noi

Martedì 10 Ottobre 2017
IL CASO
ROMA Detenuti in libertà e foreign fighters che tentano di raggiungere l'Europa passando dalle coste italiane. Due fronti diversi, ma rischi altrettanto gravi. Arriva dalla Tunisia l'ultima minaccia sbarchi. E non soltanto per l'aumento evidente di migranti che riescono a raggiungere le coste della Sicilia partendo da Monastir, El Haouaria, Zarzis, Biserta nel nord, e soprattutto da Kerkenna e Sfax, dove l'instabilità ai confini con la Libia ha fatto diminuire i controlli. A preoccupare la nostra intelligence e gli operatori di polizia è la storia personale di chi riesce ad arrivare: molti ex galeotti usciti dalle carceri tunisine grazie a due indulti concessi a giugno, a conclusione del ramadan, e a luglio per la Festa dell'indipendenza. Circa 1600 pregiudicati per reati di droga e contro il patrimonio, dei quali quasi il 50 potrebbe aver raggiunto il nostro Paese.
LE ESPULSIONI
Il Viminale continua a mantenere alto il livello di trattativa con Tunisi. Di recente il ministro Marco Minniti si è recato sul posto proprio per confermare i buoni rapporti che ci legano. Ieri una delegazione tunisina è venuta a Roma, per un tavolo tecnico, e chi opera nel settore tende a tranquillizzare: se anche fossero arrivati tutti questi ex detenuti - spiegano - li rimandiamo indietro, trenta alla volta, con due voli aerei al mese, così come abbiamo sempre fatto e come stiamo continuando a fare. Il ministero dell'Interno, comunque, ha piena consapevolezza del fatto che da quelle zone arrivi il maggior numero di foreign fighters in Europa. Basti guardare gli ultimi attacchi terroristici e le nazionalità d'origine di chi ha colpito. E allora, proprio questa riflessione collega a un altro aspetto preoccupante, e cioè al forte aumento degli sbarchi fantasma. Una questione che, per numeri e frequenza, rischia di far saltare il collaudatissimo meccanismo dei controlli negli hotspot.
L'INCONTRO CON I SINDACI
E' sempre più frequente che piccoli gruppi si organizzino autonomamente. Scelgono la notte per partire a bordo di piccole imbarcazioni, o anche di pescherecci a volte rubati. Sperano così di passare inosservati e di sfuggire ai controlli una volta approdati sulle coste italiane, ben sapendo che potrebbero essere rimandati indietro, soprattutto se con precedenti penali. Nonostante questo, dopo gli ultimi due indulti, e nel solo mese di settembre sono arrivati 1400 tunisini, mentre dal primo gennaio al primo agosto, secondo i dati dell'Oim, l'Organizzazione internazionale migranti, erano stati 1357. E il dato non può che preoccupare se si considera l'intero 2016, quando da Sfax e dintorni avevano raggiunto le coste italiane in 1200. Al momento il piano del Viminale sembra tenere, anche se le autorità italiane sembrano preoccupate per la possibilità di trovarsi di nuovo davanti a uno scenario di immigrazione di massa dalla Tunisia come quello post-rivoluzione del 2011. I più preoccupati, infatti, sono proprio i sindaci di Lampedusa e di Pozzallo, che da giorni lanciano l'allarme, certi che tra questi giovani si nascondano delinquenti e jihadisti. Hanno segnalato episodi di violenza, molestie, furti e minacce in danno degli abitanti. E per questa ragione oggi Totò Martello e Roberto Ammatuna verranno ricevuti da Minniti. Il primo cittadino dell'isola intende chiedere la chiusura del centro di accoglienza. Probabilmente otterrà un alleggerimento delle presenze.
Su Tunisi, comunque, sono puntati i riflettori di tutti i paesi occidentali, proprio per il timore che si possa aprire una nuova rotta. Anche per questo sono sempre più frequenti le visite di rappresentanti dell'Unione europea, di organizzazioni internazionali, nella capitale nordafricana al fine di ridefinire una politica migratoria globale.
Cristiana Mangani
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