La tela di Gentiloni: Finanziaria aperta

Sabato 18 Novembre 2017
LO SCENARIO
ROMA Il primo impegno è garantire, come ha detto mille volte, «una fine ordinata della legislatura». Ma ora che la missione è quasi al termine e non è più così lontano (si parla di Natale e dintorni) il giorno in cui salirà al Quirinale per annunciare a Sergio Mattarella che è il «lavoro è finito», Paolo Gentiloni è entrato in modalità «tessitore». Obiettivo: «Creare un centrosinistra largo e unito, in grado di competere con il centrodestra».
Il nuovo attivismo del premier non si sovrappone alla mission di Piero Fassino, l'ambasciatore scelto da Matteo Renzi per cercare di rastrellare alleati in vista delle elezioni. Corre parallelamente. «Paolo non fa politica da ieri, ha rapporti antichi e personali con tutti», dice uno dei collaboratori più stretti di Gentiloni a palazzo Chigi, «ha parlato e parla con Bersani. Sa che l'impresa è difficile, ma non si è arreso alla rottura. Tesse silenziosamente il filo del dialogo e prova a ricucire. Soprattutto ha un ottimo rapporto con Pisapia. I due si sentono spesso...».
I RAPPORTI PRIVILEGIATI
Nel ruolo di pontiere, con il solito passo felpato, Gentiloni negli ultimi tempi è tornato a lavorare in tandem con Walter Veltroni. I due sono stati nella stessa classe al liceo Tasso. E non è un caso che giovedì il premier abbia scelto la presentazione dell'ultimo libro del fondatore del Pd per lanciare il suo appello all'unità della sinistra. Più o meno identico a quello scandito negli ultimi giorni dallo stesso Veltroni.
In più, c'è il forte legame con Romano Prodi. Il Professore l'altro ieri ha incoraggiato il tentativo di Fassino, ha promesso di suggerire a Giuliano Pisapia l'abbraccio con i Dem. C'è chi dice che dietro questa mossa ci sia stato il pressing discreto di Gentiloni. Con cui ha parlato fitto fitto giovedì 9 novembre. E che vedrà oggi nella sede della rivista dei gesuiti Civiltà cattolica per presentare insieme il saggio di padre Antonio Spadaro sulla Cina. Un corteggiamento, o quasi. Ricambiato: Prodi descrive il premier come una persona in grado di unire e di mandare messaggi rassicuranti.
I suoi garantiscono che Gentiloni non lavora «per sé»: «Paolo è leale, non si metterà mai in competizione con Renzi, non si offrirà mai come alternativa all'amico segretario. Ma sa, e Matteo l'ha capito, di essere una figura capace di essere collante. E chissà, un giorno potrebbe tornare di nuovo utile al partito». Inoltre, sostengono a palazzo Chigi, «Gentiloni utilizza il suo ruolo nel governo per cercare di arrivare a una coalizione larga».
Il premier, infatti, ha già fatto sapere di essere pronto a mettere la fiducia sullo Ius soli, la legge sulla cittadinanza invocata da Pisapia, Bersani, Emma Bonino. Tutti potenziali alleati del Pd. Ed è disposto a blindare anche il biotestamento, altro provvedimento caro a sinistra e radicali, se prima di Natale si creeranno le condizioni per il via libera. Tanto più dopo la svolta di papa Francesco sul delicato tema del fine vita e dell'accanimento terapeutico.
MANOVRA & ALLEANZE
Raccontano che Gentiloni, un passato nella sinistra extraparlamentare e mai nel Pci, non abbia legami particolari con Massimo D'Alema. Con il tempo, invece, ha stretto un discreto rapporto con Pierluigi Bersani. Ed è anche per questo, d'intesa con Renzi, che mantiene la legge di bilancio «aperta». Pronta a includere provvedimenti cari ai fuoriusciti del Pd e a Pisapia. Il primo è il taglio del super-ticket per le visite specialistiche. Solo per i redditi più bassi, in modo di risparmiare e garantire quella progressività a cuore alla sinistra. Il secondo, nonostante la probabile rottura con la Cgil di Susanna Camusso, è l'esenzione dallo scalino pensionistico (67 anni dal primo gennaio 2019) di chi svolge lavori considerati usuranti. Più difficile il rinvio al 2021, come chiede anche il Pd, dell'adeguamento dell'età della pensione alla aspettativa di vita: il costo sarebbe di circa 6 miliardi. Troppi.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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