LA STRAGE le indagini

Domenica 20 Agosto 2017
L'uomo in fuga più pericoloso si chiama Younes Abouyaaqoub, anche se le autorità catalane dicono che i ricercati sono due o tre. 22 anni, la faccia da bambino come gli altri; amici soprattutto di origine marocchine come lui; cresciuto a Ripoll, nord di Barcellona, come quelli del gruppo di cui tutti gli abitanti del paese raccontano: erano ragazzi normali, integrati, andavano a scuola, scherzavano e facevamo sport come tutti. Fino a due anni fa. Ecco, due anni fa a Ripoll arriva l'imam Abdelaki Es Satty e tutti cambiano, i fratelli Oukabir, Mohammed Hychami. E anche Younes, che viene descritto come «timido». Eppure, se è vero che l'imam è tra le vittime dell'esplosione di Alcanar, dove in una casa il gruppo stava preparando un centinaio di bombole di esplosivo, Younes diviene il capo della cellula di terroristi. Proprio Younes forse era alla guida del furgone sulla Rambla, l'odioso ripiego dopo che l'incidente di Alcanar vanifica il folle piano di causare centinaia di morti con l'esplosivo, colpendo anche luoghi simbolo come la Sagrada Familia. Younes avrebbe voluto noleggiare un furgone molto più grande e letale. insieme a Mohamed Hychami, 24 anni, mercoledì va dal noleggiatore a Santa Perpetua de Mogoda. Nasce una discussione, loro chiedono un mezzo di grandi dimensioni, il noleggiatore risponde che sono troppo giovani. Alla fine ne prendono due piccoli, Fiat Toledo. Anche questo particolare conferma: volevano uccidere più persone possibile.
Sulla ricerca di Younes si sono giocate alcune delle contraddizioni di questa storia: venerdì sera fonti di polizia (non quella catalana però) avevano diffuso la notizia che anche Younes fosse morto. Nella notte la smentita, ieri la conferma che va ad assegnare al giovane marocchino quel ruolo di conducente killer che inizialmente era stato ipotizzato per Moussa Oukabir, 17 anni, ucciso dai Mossos de Esquadra nel secondo attentato di Cambrils.
Dove e come è fuggito Younes, sorriso da ragazzino nella foto, killer spietato nella realtà che non si è fermato neppure di fronte ai bambini se davvero era lui alla guida del furgone? Sua madre ieri sera ha partecipato a una manifestazione di preghiera a Ripoll e ha condannato gli attacchi, chiedendo che il figlio si arrenda: «Voglio che si consegni, non voglio che uccida altre persone, l'Islam non dice questo».
Lo scenario più plausibile è che Younes, dopo la strage, sia fuggito a piedi: nel caos nessuno riesce a fermarlo. Entra nella stazione di Metro Liceu (vicina a dove è terminata la corsa del furgone). Sale su un treno e fa perdere le sue tracce. In dieci minuti e tre fermate raggiunge la Diagonal. Su questa lunghissima Avenguida poco dopo, mentre la città si sta blindando, un'automobile non si ferma a un controllo della polizia che spara, ma senza riuscire ad evitare la fuga. A Saint Just Desveren, periferia sud-ovest di Barcellona, una decina di chilometri dalla Diagonal, poco dopo la polizia ritrova quell'auto. Dentro c'è un corpo senza vita. Inizialmente si pensa che sia l'autista che non si è fermato al posto di blocco, morto successivamente per le ferite causate dagli spari. Non è così: il cadavere era nel sedile posteriore, ucciso da un'arma da taglio. È il proprietario dell'auto, un cooperante di 35 anni, di Barcellona. L'ipotesi più ovvia è che sia stato accoltellato da chi gli ha rubato la macchina e che poi è fuggito, senza buttare a terra il cadavere per non lasciare tracce, lungo la Diagonal, dove ha forzato il posto di blocco. Ecco, alla guida della macchina c'era Younes in fuga? Su questo gli investigatori stanno ancora lavorando. Devono capire se il giovane abbia trovato rifugio nella casa di qualche fiancheggiatore o abbia tentato di passare il confine, verso la Francia. Se tutta questa ricostruzione sarà confermata il ragazzo descritto come timido dagli amici di Ripoll si è rivelato essere il più feroce e spietato del gruppo.
© riproduzione riservata

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci