L'INCHIESTA
PORDENONE L'inchiesta sui falsi prosciutti Dop è arrivata alla

Venerdì 17 Agosto 2018
L'INCHIESTA PORDENONE L'inchiesta sui falsi prosciutti Dop è arrivata alla
L'INCHIESTA
PORDENONE L'inchiesta sui falsi prosciutti Dop è arrivata alla fine. Era partita il 16 giugno 2016 da un'attestazione sanitaria falsa su una partita di carne proveniente dal Gruppo carni friulane Srl di Aviano. Il decreto che chiude il capitolo delle indagini preliminari è stato firmato venerdì scorso dal sostituto procuratore Marco Brusegan e sta per essere notificato a 103 tra allevatori, imprese, veterinari, ispettori che dovevano vigilare e non l'hanno fatto. I numeri dell'attività dei carabinieri del Nas di Udine e dell'Ispettorato centrale repressione frodi (Icqrf) sono da capogiro. L'inchiesta si è spezzata in due tronconi. La parte iniziale, destinata al vaglio del giudice per le udienze preliminari, è racchiusa in 170 pagine di capi d'accusa. Quella secondaria ha imputazioni per circa un centinaio di pagine. Secondo gli investigatori, la frode del Dop andava avanti da 10 anni e riguarda anche alcuni prodotti di carne suina commercializzati con la certificazione di qualità regionale Aqua.
L'ASSOCIAZIONE
Ulteriori intercettazioni telefoniche, sconosciute sia al Tribunale del Riesame che un anno fa annullò gli arresti domiciliari agli otto principali indagati sia alla Cassazione che ritenne infondato il conseguente ricorso del Pm, hanno portato la Procura a contestare nuovamente l'ipotesi di associazione per delinquere all'imprenditore Stefano Fantinel (48 anni) di San Daniele, legale rappresentante del prosciuttificio Testa & Molinaro; all'allevatore e rappresentante di commercio Carlo Venturini (57) di Gemona; all'amministratore delegato di Gruppo carni friulane, nonchè titolare del Salumificio di San Vito al Tagliamento, Loris Pantarotto (47) di Morsano; all'allevatore Sergio Zuccolo (46) di Varmo; ai dipendenti del macello di Aviano Michele Pittis (47) di Codroipo ed Elena Pitton (40) di Zoppola; all'ad del Gruppo Carni friulane Renzo Cinausero (48) di San Martino al Tagliamento, uno dei principali allevatori di suini in Friuli; infine, ad Aurelio Lino Grassi (65) di Campoformido, veterinario e consigliere nel Cda del macello avianese.
I REATI
È contestata la frode in commercio aggravata, perchè riguarda prodotti alimentari Dop (Denominazione di origine protetta), principalmente il prosciutto di San Daniele. Confermata la truffa da 400mila euro, denaro erogato al macello di Aviano dalla Regione Fvg nell'ambito del Piano di sviluppo rurale dell'Unione Europea (stoppato un ulteriore contributo da 520mila euro), confermati i reati fiscali e ambientali. Contestate ulteriori ipotesi di frode aggravata in commercio e contraffazione dei prodotti Dop. Altre contestazioni riguardano i reati di falso in atto pubblico, rivelazione di notizie riservate attinenti alle indagini; omessa denuncia del reato di frode in commercio.
GLI INDAGATI
Le posizioni di 12 allevatori e di un commerciante, a cui si aggiungono tre imprese di allevamento, sono state stralciate e gli atti inviati alle Procure di competenza: Udine, Gorizia, Verona e Treviso. A Pordenone restano 62 posizioni. Agli otto indagati iniziali, si aggiungono quattro veterinari dell'Azienda sanitaria, di cui uno nei guai per concorso in frode alimentare, uno per falso in atto pubblico, due per avere fatto la talpa con gli allevatori poco prima delle perquisizioni del febbraio 2017 nelle porcilaie. Per lo stesso motivo è rimasto coinvolto anche un carabiniere in servizio alla Pg di Gorizia. Due ispettori del Consorzio di tutela del prosciutto di San Daniele sono stati indagati per non aver denunciato che la società Testa & Molinaro, nonostante l'inchiesta in corso, aveva messo in commercio una partita di prosciutti con la data di inizio di stagionatura alterata, superiore a quella reale. Per reati omissivi indagati anche i responsabili degli organismi di controllo: Ineq per il San Daniele (il friulano Francesco Ciani) e Ipq per il Parma. Infine, in relazione alla responsabilità amministrativa sono coinvolte 25 imprese: dal macello di Aviano ai due prosciuttifici di Fantinel, imprese di allevamento, Ineq e Ipq (per i quali il ministero delle Politiche agricole lo scorso maggio ha adottato provvedimenti di sospensione e inflitto sanzioni per 100mila euro).
LE INDAGINI
Ci sono 180 testimoni e la confessione di 10 indagati interrogati dal Pm che spiegano come nella filiera del Dop finissero cosce di suini allevati e macellati in violazione al disciplinare. Si tratta di Duroc danesi, maiali appartenenti a una genetica non ammessa, alimentati con prodotti vietati (scarti del pane, della pasta, della pizza o dell'industria dolciaria), macellati prima dell'età minima e con un peso medio vivo superiore a quello concesso. La Procura aveva emesso decreti di sequestro per 270mila prosciutti sospetti, un valore pari a 27 milioni di euro e corrispondente al 10% dell'intera produzione annuale del San Daniele. La maggior parte era già finita nei piatti dei consumatori. Gli 80mila prosciutti sequestrati sono stati invece restituiti soltanto o dopo l'avvenuta cancellazione del marchio di San Daniele.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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