L'avviso in extremis del Presidente: Palazzo Chigi dimostri autonomia

Venerdì 25 Maggio 2018
L'avviso in extremis del Presidente: Palazzo Chigi dimostri autonomia
IL RETROSCENA
ROMA L'irritazione nei confronti dei due è palese. Ciò che sconcerta Sergio Mattarella è lo sgarbo istituzionale che Salvini e Di Maio infliggono soprattutto al presidente del Consiglio incaricato che trattano come un re travicello al quale hanno già imposto il programma e ora intendono consegnargli una lista di ministri bella e fatta.
IL CORSO
Il diktat su Paolo Savona, che tutti e due i leader - ma soprattutto il leghista - vogliono al ministero dell'Economia, per il Quirinale è inaccettabile e certamente non può essere questo l'argomento che il premier incaricato dovrà usare con Mattarella quando e se spiegherà la scelta. La reiterata interferenza di Salvini, solo in parte corretta nel corso della serata di ieri, nelle funzioni attribuite al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio, viola in maniera palese l'articolo 92 della Costituzione. L'abitudine alle ruspe, la fretta di arrivare dopo ottanta giorni di estenuanti trattative, la voglia di non mandare sprecato il secondo e ultimo mandato previsto dalle regole grilline, non sarà certo impedita da presunti veti quirinalizi su nomi che i due partiti cercano di imporsi a vicenda. Diverso è valutare come i singoli candidati a ministro intendono il rapporto che l'Italia deve avere con i partner europei ed atlantici. Su questo il presidente della Repubblica ha avuto modo di esprimersi più volte e anche di recente. Moniti e preoccupazioni per possibili derive dalle quali lo stesso premier incaricato ha preso le distanze subito dopo l'incontro al Quirinale. Ovviamente la capacità di autonomia che il premier incaricato saprà esprimere nella composizione del suo gabinetto attraverso la nomina di ministri di cui è responsabile, avrà un peso nel corso della legislatura. I rapporti tra palazzo Chigi e presidenza della Repubblica sono stati da sempre costanti e potranno continuare ad esserlo qualora il premier, come prevede la Costituzione, è in grado di avere quella sufficiente autonomia che gli permetta di mantenere l'unità di indirizzo politico e di coordinare l'attività dei ministri. Arrivare oggi al Quirinale con la lista dei ministri scritta in altre sedi e imposta, riduce fortemente i margini di autonomia di un presidente del Consiglio incaricato e rischia di pregiudicare i rapporti con il Quirinale che sul forte euroscetticismo di Paolo Savona continua ad aver fortissime perplessità. La barricata eretta dalla Lega sul nome dell'economista che si cerca di imporre al ministero dell'Economia e l'arrivo dello stesso Salvini al ministero dell'Interno, rischiano di accentuare ancor più l'impronta sovranista, euroscettica e di destra. Malgrado Di Maio abbia inizialmente cercato di fare sponda con il Quirinale per evitare l'ascesa di Savona, alla fine è prevalsa la voglia di governo. Un esecutivo, quello che sta per nascere, forte di una doppia SS. Quella di Salvini e quella di Savona. Uno impegnato a dar la caccia ai migranti, l'altro ad alzare la voce a Bruxelles e Berlino scommettendo sulla voglia che ci sarebbe nelle due capitali di pagare qualunque prezzo pur di tener l'Italia nella Ue e nella moneta unica.
Il muro eretto ieri dal Quirinale nel respingere i diktat di Salvini e Di Maio nella scelta dei ministri, mira a difendere l'autorevolezza del premier e del Paese che dovrebbe governare per cinque anni e rappresentare tra qualche giorno al G7 in Canada. Malgrado non si tratti di galateo, ma del rispetto di norme costituzionali, ieri non si sono levate molte voci a difesa delle prerogative dei due presidenti. In silenzio anche le due presunte opposizioni: Pd e FI.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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