L'allarme di via Nazionale sullo spread «Annulla tutte le misure del governo»

Sabato 15 Dicembre 2018
LE PROIEZIONI
ROMA Crescita dell'economia inchiodata intorno all'1 per cento quest'anno e nei prossimi tre sia per il rallentamento della domanda estera indotto dalla situazione internazionale, sia per le tensioni sui tassi di interesse che si sono create nel nostro Paese. L'aggiornamento delle previsioni della Banca d'Italia non contiene notizie incoraggianti per il governo: la principale mina per lo sviluppo viene identificata proprio nell'aumento dei tassi di interesse, che è in larga parte connessa alle tensioni sul debito pubblico italiano e rischia di comprimere la domanda interna.
Le stime di Via Nazionale sono quelle realizzate in coordinamento con la Banca centrale europea che ha appena diffuso le proiezioni relative all'intera area dell'euro. Si basano sulle informazioni disponibili fino allo scorso 27 novembre e nella loro versione definitiva saranno presentate con il prossimo Bollettino economico a gennaio. Dunque già quest'anno la crescita rallenterebbe all'1 per cento, due decimi di punto in meno rispetto a quanto previsto lo scorso luglio. Anzi viene precisato che se si tenesse conto anche dei dati diffusi dall'Istat lo scorso 30 novembre relativi all'andamento del terzo trimestre, il risultato dell'intero anno scenderebbe ancora un po' più giù, allo 0,9 per cento. Non cambiano invece le percentuali attese per il 2019 e il 2020, rispettivamente 1 e 1,1 per cento, nonostante il governo abbia presentato una manovra di bilancio dagli effetti dichiaratamente espansivi. Questi effetti sono presi in considerazione nell'analisi di Bankitalia, che pur in assenza di dettagli li valuta sostanzialmente sulla base di quanto verificato storicamente negli anni precedenti, ma vengono compensati in negativo proprio dall'aumento dei tassi di interesse. L'espansione della domanda interna resterebbe comunque moderata, con un aumento dei consumi in linea con quello del prodotto. Rallenterebbero invece gli investimenti (proprio per effetti dei maggiori costi di finanziamento) mentre le esportazione tornerebbero ad aumentare dopo la frenata registrata quest'anno.
ACCELERAZIONE
Nelle stime fatte dal governo in concomitanza con la legge di bilancio e finora non modificate, le nuove misure dovrebbero permettere invece una crescita dell'economia dell'1,5 per cento il prossimo anno, in accelerazione rispetto al +1 stimato nello scenario tendenziale (ovvero in assenza di quelle stesse misure).
Per di più su questo scenario gravano «elevati rischi al ribasso». Sul piano internazionale sono quelli collegati a «ulteriori irrigimenti delle politiche commerciali». All'interno invece il problema è «l'elevata incertezza connessa agli interventi della politica di bilancio». Questa incertezza potrebbe avere un impatto ancora più significativo sia sui mercati finanziari, sia sulla fiducia di famiglie e imprese. Se infatti i rendimenti sui titoli pubblici crescessero ancora, se questa situazione si ripercuotesse in modo ancora più rapido sui tassi praticati dalle banche alle imprese, o anche se si deteriorasse ancora la propensione delle imprese stesse ad investire, allora il quadro potrebbe essere ancora più negativo di quello disegnato. E cosa servirebbe invece per una svolta in positivo? La risposta degli economisti di Via Nazionale è abbastanza sintetica: bisognerebbe che lo spread tra Btp e Bund tornasse verso i valori medi registrati nel secondo trimestre di quest'anno, ovvero più o meno intorno al 130.
IL DEBITO
Sempre la Banca d'Italia ha diffuso ieri i dati sul debito pubblico aggiornati ad ottobre: alla fine di quel mese il valore nominale è cresciuto di 3,2 miliardi toccando quota 2.334,4.
L. Ci.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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