Irina massacrata: «Non fu raptus»

Sabato 16 Settembre 2017
Irina massacrata: «Non fu raptus»
Mihail Savciuc non sarà sottoposto a perizia psichiatrica. Ieri mattina il giudice per le indagini preliminari Piera De Stefani ha infatti rigettato la richiesta formulata dai difensori del ragazzo, Giovanni Maccarone e Alessandra D'Aversa. Reo confesso dell'omicidio della 20enne Irina Bacal, l'ex fidanzata che ha ucciso la sera del 19 marzo a Conegliano, Savciuc sarà processato il 10 novembre con rito abbreviato. Dovrà rispondere dei reati di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere. In caso di condanna rischia l'ergastolo, da cui potrebbe salvarsi solo per la giovane età e il fatto di essere incensurato, circostanze attenuanti che gli consentirebbero di godere dello sconto di un terzo della pena previsto dal rito alternativo e cavarsela così con 30 anni di galera.
Secondo il gip non ci sono elementi per ritenere che la perizia psichiatrica sia necessaria ai fini processuali. A confermarlo ci sarebbero anche i rapporti degli psichiatri e degli psicologici che hanno seguito il ragazzo durante questi mesi di detenzione nel carcere di Pordenone. Dal diario redatto dai medici risulterebbe che Savciuc abbia sofferto di disturbi del sonno e spesso sia stato preda di crisi di pianto ma si tratterebbe, secondo il dispositivo del gip, di situazioni che appaiono legate alla sua nuova condizione di vita e alla privazione della libertà. Di ben altro spessore invece il quadro indiziario, come sostenuto dal pubblico ministero Mara De Donà. Tutta punterebbe verso una lucida premeditazione del crimine, che sarebbe stato pianificato persino con meticolosità. Secondo quanto risulta dall'esame dello smartphone del 19enne, la mattina del 19 Mihail cercò su internet informazioni su come fare sesso con una donna incinta, e poi come uccidere una persona a mani nude e come nascondere un cadavere. La sua navigazione segue di poche ore due lunghe telefonate con Irina, svoltesi intorno alle 4, la prima di 25 minuti e la seconda di 18. Che cosa si siano detti, Savciuc non ha mai voluto rivelarlo. Il movente dell'omicidio sarebbe la gravidanza della 20enne, che aspettava un figlio proprio da Mihail. Quando la ragazza è stata uccisa la gestazione aveva quasi raggiunto il settimo mese. Il fatto che Irina non volesse abortire è stato spesso causa di litigi tra i due e passato il termine delle 24 settimane oltre il quale non è più possibile effettuare l'interruzione di gravidanza il ragazzo, come risulta dai tabulati telefonici esaminati dagli inquirenti, ha contattato una conoscente alla quale avrebbe chiesto informazioni su come praticare un aborto illegale in Moldavia. Ma Irina quel bambino lo voleva tenere e questo l'ha condannata. Per i suoi avvocati, invece, Mihail Savciuc soffrirebbe di un disturbo che lo porta ad avere una doppia personalità. Sarebbero le indicazioni emerse dagli esiti di un esame condotto dallo psicolopatologo forense Vittorio Melega, depositato dalla difesa nel corso dell'udienza di ieri. Ne uscirebbe il profilo di un soggetto psicologicamente instabile, cresciuto in un ambiente familiare difficile se non proprio disfunzionale e che avrebbe messo in piedi per anni la sceneggiata del ragazzo modello in modo da nascondere il suo disagio mentale. Ma non è servito a convincere il giudice.

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