Il sacerdote: «Scelta rispettabile ma non condivisibile»

Venerdì 13 Ottobre 2017
Il sacerdote: «Scelta rispettabile ma non condivisibile»
LA CHIESA
VENEZIA «Quella di Loris Bertocco è una decisione rispettabile, ma non è condivisibile. Per chi è credente l'eutanasia attiva non può essere mai ammessa». Don Corrado Cannizzaro è l'esperto di Bioetica della diocesi e se il Patriarca Francesco Moraglia preferisce non commentare la vicenda, lui ricorda i capisaldi del pensiero cristiano in materia. «Prima di tutto mi preme dire, e non formalmente, che la persona va rispettata, tanto più quando la decisione di sottrarsi alla vita in una clinica svizzera è stata determinata da un dolore e da una sofferenza enormi», dice il sacerdote che in passato è stato presidente dell'Opera Santa Maria della carità e attualmente è parroco di San Pietro Orseolo a Mestre.
UMANIZZARE LA SOCIETA'
«Si tratta di una situazione delicata e che mi auguro non venga strumentalizzata da nessuno», prosegue don Cannizzaro, con un avvertimento: «Il problema non riguarda solo i contributi monetari o le doverosi leggi per la dignità dei portatori di disabilità o quella per il fine vita. Prima di tutto si tratta di tornare a umanizzare la società perché tutti facciano la loro parte per esprimere vicinanza, sostegno, condivisione a queste persone. È il tessuto sociale che deve farsene carico fino in fondo». Secondo il sacerdote bisogna però andare oltre a una logica meramente assistenzialistica. «Dare soldi o creare strutture di ricovero dove queste persone rischiano di essere ghettizzate, non è la soluzione spiega L'interrogativo vero è: che parte hanno le persone che soffrono? Come possono essere protagoniste di questo mondo, pur con le loro capacità e i loro limiti? La verità è che scontiamo la deriva di una società troppo individualista ed efficientista che lascia indietro chi non ce la fa».
TUTELA DELLA FAMIGLIA
Non a caso parla di «riumanizzazione dell'ambiente», don Cannizzaro, convinto che il carico assistenziale di malati gravi non possa ricadere solo sui familiari che con Bertocco hanno dato al loro caro tutto ciò che hanno potuto. «Anche la persona più forte, fisicamente e psicologicamente, alla fine ne può uscire sfiancata, tanto più quando, come nel caso specifico, si avverte una certa lontananza delle istituzioni preposte». Prosegue sul punto: «Mancano politiche a tutela della famiglia, tanto che ormai quasi sempre entrambi i coniugi devono lavorare per cui l'aiuto ai congiunti malati è sempre più difficoltoso. E mancano anche interventi di formazione dei più giovani a confrontarsi con il mondo della malattia e della disabilità, tanto che i più generosi, quando la carica emotiva viene meno rischiano di arenarsi nell'attenzione e nell'impegno che richiede invece fedeltà».
SFIDA CULTURALE
Don Cannizzaro ricorda che già da molto tempo anche ai suicidi è garantito il funerale in chiesa «purché non ci sia stata una presa di posizione apertamente contraria», come fu nel caso Welby. E chiude con un invito: Tutti dobbiamo sentirci responsabilizzati a condividere il dolore di chi soffre. La Chiesa di Venezia fa moltissimo su questo versante, con un lavoro spesso sotto traccia, ma decisivo. Davanti abbiamo una sfida culturale ed educativa che va affrontata per cambiare la mentalità dominante di questo tempo e riaffermare l'importanza di una presenza a fianco di chi è nel bisogno».
Alvise Sperandio

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