Il ritorno dell'Isis: tredici

Venerdì 18 Agosto 2017
Terrore e sangue innocente sulla Rambla, nel cuore di Barcellona. In un tranquillo pomeriggio di pieno agosto, la Spagna si è risveglia dalla lunga siesta di nuovo nell'incubo del terrorismo islamico, 13 anni dopo le stragi di Atocha. L'attacco a due passi dalla centralissima Plaza Catalunya. Poco prima delle cinque del pomeriggio, un furgone Fiat bianco è piombato sulla fiumana di gente, turisti, ciclisti, famiglie con i bambini, che affollava il tratto pedonale della Rambla. Il van ha percorso a zig zag alcune centinaia di metri e falciato i passanti come birilli, prima di schiantarsi contro un chiosco nei pressi del teatro Liceu, all'altezza dello storico mercato della Boqueria. 13 le vittime, oltre 90 feriti, molti i turisti di varie nazionalità, tanti i bambini, il tragico bilancio destinato ad aggravarsi. «Correva a serpentina a una velocità folle, per investire quanti più passanti trovava sul cammino», il drammatico racconto di uno dei testimoni.
Molte le incognite e un'unica certezza: la matrice islamica dell'attentato, rivendicato dall'Isis attraverso l'agenzia Amaq. I Mossos d'Esquadra, la polizia catalana, hanno arrestato due persone e cercano altri due persone che avrebbero partecipato all'attentato. Uno è Driss Oukabir, di origine magrebina, di Marsiglia. Dal documento di identità spagnolo risulta residente a Ripoll, a 30 km da Barcellona e, secondo gli inquirenti, aveva passato un mese in carcere a Figueroa, per un reato di aggressione sessuale. Stando alle foto postate nel suo profilo in Facebook sulla spiaggia della Barceloneta, si era spostato nella città di Gaudì il 5 luglio scorso. È alto 1,70, ha una maglia bianca e blu a righe, è pericoloso e armato, le ricerche diramate dai Mossos per megafono e via radio prima dell'arresto. È l'uomo che ha affittato il van bianco In Sant perpetua del Valles, impiegato per la strage e un secondo furgone, recuperato dalla polizia a Vic, a 70 km, che doveva servire come mezzo di fuga dopo l'attacco. Secondo il sindaco di Ripoll, si sarebbe presentato lui stesso alla polizia, dopo che il suo passaporto spagnolo è stato ritrovato sul furgone dell'attacco.
LA PAURA - Con il sangue e i corpi in strada, il panico e il caos si sono diffusi come fiamme nel cuore della città, mentre la gente che cercava scampo negli hotel, nei ristoranti e nei negozi, che hanno abbassato le saracinesche. «Sono qui al primo piano, ed hanno alcune persone in ostaggio», assicurava in diretta alla tv catalana Marc Lombard, residente in un edificio in calle Hospital, vicino la Boqueria, assicurando che due degli attentatori, scappati dal furgone, si erano asserragliati in un ristorante turco. Un'informazione poi smentita dalla polizia. Decine di agenti in divisa e in borghese dell'antiterrorismo in borghese hanno chiuso con un cordone di sicurezza la zona delle Ramblas e tutte le strade adiacenti. «Andatevene, fuori di qui, è pericoloso c'è uomo armato in circolazione», urlavano i Mossos D'Esquadra. Molti turisti, famiglie con bambini e passanti si sono fatti prendere dal panico. Ieri sera, la Farnesina ha ammesso il rischio di un coinvolgimento di turisti italiani nella strage.
IL SANGUE - Paloma Ricas era alle 16,50 nel metro di Plaza Catalunya, all'uscita lavoro. «Ho visto gente che correva, urlava, e tanto sangue sulla Rambla. Un agente della sicurezza metro mi ha detto: Mettiti dentro, meglio dentro che fuori la stazione'. La zona non era ancora circondata. E ho visto il furgone contro il chiosco. Qualcuno ha gridato che i terroristi erano dentro la metro. C'è stato panico e un fuggi fuggi generale». Sbarrate, intorno alle 17,30 le stazioni della metro, del Paseo de Gracia, dell'Universitat e le linee ferroviarie regionali che fanno capolinea nello snodo ferroviario di Plaza Catalunya. Migliaia di passeggeri in panico nei vagoni della metro, fermati sui binari prima che fosse interrotto il servizio. Mentre, in superficie, scattava la solidarietà delle associazioni di Tassisti, che ha evacuato in maniera gratuita turisti e barcellonesi intrappolati nelle strade del centro. Gli hotel della capitale sono stati messi a disposizione di turisti e di pendolari che non hanno potuto lasciare la città, per l'interruzione dei trasporti. A causa dei posti di blocco collocati agli accessi alla città. Intanto anche all'aeroporto de El Prat veniva revocato lo sciopero del personale addetto alla sicurezza.
UCCISO - La tensione è continuata a crescere alle sette e mezza di sera, quando un'auto non si è fermata a un posto di blocco della polizia all'accesso della Diagonal, ferendo uno degli agenti. L'auto è stata recuperata a qualche decina di metri di distanza, con a bordo il conducente morto, probabilmente nel conflitto a fuoco con le forze di sicurezza. Mossos d'Esquadra, polizia e guardia civil, dilaniati nelle ultime settimane dalle polemiche provocate dalla sfida indipendentista del governo catalano, hanno ritrovato l'unità in una caccia all'uomo senza precedenti. Ma finora sono poche le certezze. Ad agire, come negli altri otto attentati con camion sulla folla, che dalla strage di Nizza in poi hanno preso di mira i passanti inermi, sarebbe stato un lupo solidario radicalizzato alla jihad, ma che avrebbe contato su un'ampia rete logistica. Dopo Ceuta e Melilla, dove l'intelligence spagnola ha da tempo individuato nuclei di jihadisti radicalizzati, anche Barcellona è da tempo nel mirino. Due mesi fa l'allarme lanciato dalla Cia di un imminente attentato a Barcellona. Gli 007 erano al corrente, ma dicono gli esperti dell'antiterrorismo è impossibile monitorare tutti. E la strage non poteva essere evitata. «Sono solo assassini, criminali, che non riusciranno a terrorizzarci», il messaggio di re Felipe VI, mentre il premier Rajoy ha interrotto le vacanze in Galizia, per volare a Barcellona.
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