IL RETROSCENA
ROMA Tito Boeri è un tipo che non è mai andato d'accordo

Lunedì 16 Luglio 2018
IL RETROSCENA
ROMA Tito Boeri è un tipo che non è mai andato d'accordo con chi comanda. Litigava con Matteo Renzi, che l'aveva nominato. E ora litiga con Matteo Salvini. Lo voleva cacciare l'ex leader del Pd e ora intende licenziarlo il capo della Lega. Allora come adesso, in gioco c'è il controllo dell'Inps e la libertà d'azione sul fronte (ricco, delicato e pesantissimo) della previdenza.
«Questa volta per Boeri però si mette male, è davvero arrivato al capolinea», dicono nel quartier generale della Lega, «la tensione e la voglia di liberarsene sta montando di giorno in giorno. Prima era solo Salvini. Ora anche il ministro dell'Economia Tria c'è rimasto molto male per la relazione tecnica di Boeri contro il decreto dignità e Di Maio che fino a ieri lo difendeva c'è rimasto peggio. Insomma, ci può essere un'accelerazione nel ricambio al vertice dell'Inps». Anche perché Boeri è il principale avversario dello smantellamento della riforma Fornero cui puntano Lega e 5Stelle.
L'ipotesi che sta prendendo corpo nel governo per procedere al ricambio, ora che Boeri ha svolto la sua funzione di offrire sponda al presidente della Camera Roberto Fico per il taglio dei vitalizi parlamentari e «dunque non è più utile», è quella di riformare la governance dell'Istituto di previdenza. «Così Boeri decadrebbe ben prima della scadenza naturale prevista nel febbraio del prossimo anno», dice una fonte lumbard che segue il dossier.
Uno schema sul tavolo già c'è, porta la firma del dem Cesare Damiano e doveva essere inserito nella legge di bilancio 2017: il passaggio dall'«uomo solo al comando» (il presidente) a un consiglio di amministrazione, com'era fino al decreto Sacconi del 2010. Salvini e Di Maio stanno studiano se partire da qui, utilizzando anche il precedente del Salva Italia con cui Mario Monti nel 2011 procedette ad alcuni ritocchi della stessa governance dell'Inps. E c'è chi dice che già nel decreto dignità potrebbe essere inserita in corsa la riforma del vertice dell'Istituto di previdenza. E l'addio anticipato a Boeri.
Di sicuro c'è che Di Maio, che aveva difeso il presidente Inps fino a inizio luglio («resterà, lavoreremo insieme») ormai ha voltato le spalle a Boeri. Il ministro del Lavoro, competente sull'Inps, non ha gradito affatto la relazione tecnica che ha stimato una perdita di 80mila posti in 10 anni a causa delle norme anti-precarietà del decreto 5Stelle. E con Tria ha dettato un comunicato di fuoco, parlando di «relazione priva di basi scientifiche». «E poi», sostengono in ambienti leghisti, «Boeri è solo al servizio di Fico, non collabora certo con Di Maio».
IL SUCCESSORE
Altra cosa sicura è che Salvini, il più feroce nemico del presidente Inps (è riuscito a twittare una richiesta di dimissioni anche durante la partita Francia-Croazia mentre era allo stadio a Mosca) ha già scelto il successore: Alberto Brambilla, nel cda dell'Inps dal 1995 al 2001, esperto di lavoro e di previdenza. Uno che anche l'altro giorno, durante un incontro con investitori istituzionali al Plaza di Roma, era a fianco dei sottosegretari Claudio Durigon (Lavoro), Massimo Garavaglia (Economia) e il tesoriere Giulio Centemero, relatore al decreto dignità.
Alberto Gentili
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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