IL CONFRONTO
dal nostro inviato
PADOVA L'Europa sbaglia, la manovra italiana

Venerdì 16 Novembre 2018
IL CONFRONTO dal nostro inviato PADOVA L'Europa sbaglia, la manovra italiana
IL CONFRONTO
dal nostro inviato
PADOVA L'Europa sbaglia, la manovra italiana non si cambia. Il ministro all'economia Giovanni Tria arriva a Padova per il battesimo ufficiale del rapporto 2018 di Fondazione Nordest e bacchetta Bruxelles. Il professore prestato al governo pentaleghista non si difende, anzi, attacca l'Europa che «permette politiche espansive solo quando è troppo tardi». «Il problema della crescita è europeo, andrebbe affrontato insieme e non in modo separato e conflittuale - la lezione di Tria nell'aula magna del Bo intitolata al suo più illustre professore, Galileo Galilei -. L'Europa non ci sembra consapevole della situazione e sembra incapace di adottare politiche di contrasto al rallentamento economico». Che Tria vede in tutti i Paesi dell'Unione: «L'attuale fase di rallentamento economico dell'Italia va inquadrata in un rallentamento generalizzato e di lungo periodo dell'Eurozona. Oggi i dati della Germania - aggiunge l'esponente del governo Conte - non sono incoraggianti e i riflessi sull'economia italiana preoccupano. Paradossalmente, però, le previsioni della Commissione Ue, che indicano un rallentamento dell'economia italiana, indicano che al contempo si restringe il gap di crescita con gli altri Paesi europei», nello specifico Germania e Francia.
Per questo serve una manovra che ridia slancio all'economia non la solita ricetta del passato lacrime e sangue, fa capire Tria davanti al gotha degli industriali del Nordest poco convinti dell'analisi del ministro-professore. «L'Europa siamo noi e lo sarà anche di più se dialoghiamo con convinzione per definire la strategia per governare le transizioni, sulle quali la nostra manovra offre una risposta diversa dal passato, ma non meno solida e meno credibile», avverte il ministro, che difende a spada tratta il 2,4% del deficit previsto nel 2018: «Intendiamo seguire: proseguire il dialogo con la Commissione ma lavorare concretamente per rendere efficaci le misure disegnate, per supportare la nostra strategia».
SICUREZZE SOCIALI
Il mondo è cambiato, servono «sistemi di sicurezza per chi è colpito da fasi di mutazione del settore produttivo legata anche all'evoluzione tecnologica. Bisogna guardare in faccia la realtà», spiega Tria che quindi sposa in pieno il reddito di cittadinanza, soprattutto come ombrello di protezione per chi è in crisi e come trampolino di rilancio personale per la ricerca di nuovi lavori: «La credibilità e la fiducia vanno di pari passo. La fiducia senza credibilità è mero ottimismo. Ed è su questo che si deve concentrare il governo», dice il ministro. La strategia è chiara: «Dobbiamo puntare a rilanciare opere diffuse sul territorio che rispondano a bisogni specifici, non bisogna investire in cattedrali nel deserto. Bisogna dotare tutti i territori italiani di una base su cui costruire la competitività». Tria lancia anche una sfida al suo governo: «Le misure strutturali sono da portare avanti con determinazione, da ampliare rispetto a quelle decise nel programma di governo per generare fiducia negli operatori e consentire che investimenti pubblici e privati riprendano insieme un percorso di crescita».
Insomma, si deve cambiare approccio per rafforzare un'Europa vaso di coccio tra i vasi di ferro delle superpotenze: «Il futuro si gioca soprattutto sulla sfida competitiva del predominio tecnologico, che è il vero centro del contrasto fra Stati Uniti e Cina, con l'Europa nella parte di osservatrice» avverte il ministro che ammonisce: «Le tensioni commerciali a livello globale incidono a livello economico anche in Italia».
Ma in platea si chiedono misure più concrete per ricerca, formazione, investimenti. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, in video collegamento con Padova, è più disponibile degli industriali del Nordest e dà ancora fiducia al governo e alal sua strategia che vuole cambiare le politiche Ue: «Il punto debole di questa manovra è la crescita. Lo sforamento inserito nella Legge di Bilancio sarebbe addirittura condivisibile se si riuscisse a dimostrare che si riesce a realizzare più crescita. Crescita che però, ad oggi, è il punto debole della manovra». Dunque servono correttivi per aiutare assunzioni e investimenti. E chiarezza sulle opere pubbliche: «Bisogna aprire cantieri e non chiuderli», avverte Boccia, serve «un equilibrio chiaro ragioni del consenso e dello sviluppo». Fuori dalla Ue la competizione è sempre più feroce, bisogna attrezzarsi per tempo.
Maurizio Crema
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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