Auto, lite sulla tassa altolà della Lega ma M5S non molla

Venerdì 7 Dicembre 2018
LA GIORNATA
ROMA La tassa sulle nuove auto non elettriche che saranno comprate nel 2019 forse è morta prima di nascere. La proposta, spuntata e votata improvvisamente nella notte di martedì, ha scatenato l'ennesima lite nella maggioranza giallo-verde e finirà nel più generale calderone delle trattative fra i due partiti di maggioranza alle prese con la necessità di tagliare le spese per evitare le multe europee. La norma sarà eliminata al Senato? Al momento l'unica cosa sicura è che sarà modificata, forse resteranno le penalizzazioni solo su auto di grossa cilindrata.
A sparare a zero sulla tassa è stato per primo ieri il leader della Lega Matteo Salvini. Che a Mattino Cinque ha pronunciato queste parole: «Va bene un aiuto alle auto elettriche ma senza penalizzare quelle nuove a benzina o diesel, perché l'auto è già tassata a livelli folli. Aumentare le imposte sul settore è una delle cose meno utili da fare in questo momento». Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, ha poi annunciato formalmente che il testo sarà cambiato nel passaggio a Palazzo Madama. Sul versante pentastellato della maggioranza però la musica cambia. Diversi i toni usati dai grillini.
Democristianamente accomodante quella del vicepremier Di Maio che sui social ha detto in sintesi che vuole aprire un tavolo del settore per evitare tasse mantenendo gli incentivi anti-inquinamento. Ma non ha spiegato come saranno finanziati. «Lunedì o martedì incontrerò le imprese, i sindacati del settore e i consumatori», ha sottolineato Di Maio. Che dopo la pioggia di titoli sulla sorprendente «tassa sulla Panda» che viene assemblata nella sua Pomigliano ha pure scherzato facendo capire che non intende penalizzare i lavoratori-concittadini della sua cittadina di residenza. Di Maio ha pure ricordato che l'emendamento approvato finirebbe per incentivare piccole auto diesel. Ma da un veloce controllo alcune non risultano più in produzione.
DIVISIONI INTERNE
Molto più puntuta la posizione del ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, anche lui in quota 5Stelle che parla senza mezzi termini della necessità di «penalizzare le auto che inquinano di più» mentre una nota del M5S spara a zero sulle «lobby dei petrolieri e dell'auto». Toni spicci ma più politici, infine, da parte del viceministro all'Economia Laura Castelli secondo la quale il bonus/malus è un provvedimento previsto dal contratto di governo. Le opposizioni sono invece sulle barricate. Per il deputato Pd Michele Anzaldi: «Il governo giallo-verde è il killer dell'auto italiana. Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria Dem, e l'ex segretario Matteo Renzi concordano nel chiedere che la norma venga cambiata al più presto. La forzista Maria Stella Gelmini attacca: «Come si fa a parlare di crescita bastonando chi deve comprare un'auto?».
Ma ciò che impressiona di più è la sollevazione dell'intera filiale dell'automotive italiano. Se Anna Maria Furlan, segretaria della Cisl, chiede al governo di proteggere i lavoratori italiani del settore, la giornata è stata scandita dalla pioggia di comunicati di protesta di ogni genere di associazioni imprenditoriali a partire da Confindustria Torino, all'Unione Petrolifera, dall'Ania a Federauto (concessionari) all'Aniasa, l'associazione delle imprese di servizi alla mobilità. Molte fanno notare che le auto con motori euro 5 e 6, cioè quelle con motori meno inquinanti, sono solo il 30% del totale. Dunque tassare le auto nuove potrebbe costringere una parte dei consumatori a tenersi auto vecchie e inquinanti.
Diodato Pirone
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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