«Ha raccontato gli ultimi trasformandoli in eroi epici»

Domenica 13 Agosto 2017
«Ha raccontato gli ultimi trasformandoli in eroi epici»
Quando ci lascia uno scrittore come Gian Antonio Cibotto, l'unico modo di ricordarlo davvero è quello di andarsi a rileggere i libri che ha scritto. I romanzi come La coda del parroco, Scano Boa, La Vaca Mora. O quello straordinario pezzo di giornalismo, come ormai non se ne scrivono più, che è Cronache dell'alluvione. Nelle sue pagine affondano le radici della storia di chi vive in Polesine. Una lingua di terra magica e maledetta, un posto di confine, la parte meno conosciuta del Veneto. Campagna, fiume e - in fondo - il mare. Cibotto ha raccontato gli ultimi trasformandoli in epici eroi.
Il gesto è semplice: entrate in una libreria e chiedete uno dei suoi titoli. Ritroverete una parte di voi, questa è sia una promessa che un augurio. La cosa un po' meno semplice è avere la certezza che i suoi libri siano disponibili. Nel caso non ci siano, prenotateli. Come le persone, anche i libri se ne vanno. Il tempo è una brutta bestia. Se non vengono acquistati di continuo, gli editori possono decidere di non ristamparli e i librai di non rifornirsi.
Non ricordatelo, Gian Antonio Cibotto, come l'uomo che girava gli ultimi anni mollemente per la città in sella alla sua bicicletta, come l'elegante signore che rispondeva alle domande con poche e puntuali battute, o come l'intellettuale che frequentava i salotti della Roma-bene. Queste sono solo sciocchezze. Prendetevi del tempo per leggerlo. Farete bellezza di quel vostro tempo.
Scriveva in una delle ultime pagine di La Vaca Mora: «Ma tu credi sul serio che si possa vincere la morte?», chiesi rialzandomi in piedi. «Sì, basta vincerne la paura», affermò con sicurezza. «Allora diventa un lungo, dolce sonno, e trascorso un certo tempo si ritorna nuovamente a divenire energia, cioè pietra, albero, fiore...».
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