Grillo dà l'ok alle Olimpiadi di Torino Ma nel 2016 le fece perdere a Roma

Domenica 11 Marzo 2018
Grillo dà l'ok alle Olimpiadi di Torino Ma nel 2016 le fece perdere a Roma
IL CASO
ROMA Il ribaltone arriva a tarda sera, venerdì, durante un'assemblea di attivisti grillini a Torino. La sindaca Chiara Appendino vuole convincerli della bontà delle Olimpiadi invernali del 2026, venti anni esatti dopo i giochi gestiti sotto la Mole dal centrosinistra, quelli che Virginia Raggi portò a esempio (negativo) per dire no alla fiaccola del 2024 nella Capitale. La sindaca sabauda sa che l'opera di persuasione, a questo punto, è ostica, specie per i militanti abituati da anni a sentire certa retorica complottarda sulla presunta «inevitabilità» di sprechi e mala gestio dietro qualsivoglia grande evento. Per invertire gli umori della base serve un assist pesante e allora, colpo di scena, entra in campo il vecchio capitano, Beppe Grillo. È una mossa a sorpresa, perché l'ex comico, solo un paio di anni fa, fu decisivo per stroncare la candidatura romana. Invece ieri, messo opportunamente in viva voce, è tutto un altro Grillo. Sostiene che le Olimpiadi «sono una grande occasione da cogliere in maniera positiva, con entusiasmo per Torino e per il Movimento». Ribaltone clamoroso, appunto, dicono gli attivisti interdetti, ricordando il post sul «blog di Beppe» del settembre 2016 che diceva: «Olimpiadi a Roma, no grazie». Parole che scavalcarono l'autonomia di Raggi, che ratificò la bocciatura pochi giorni dopo in conferenza stampa.
Inevitabile che le parole pronunciate ieri dal garante M5S diventino subito un caso. Il Pd attacca e ricorda il «no secco» del 2016. Ma c'è maretta anche nel Movimento. Su Facebook la sindaca sabauda esprime molto più che la «semplice manifestazione d'interesse» per i Giochi. Cosa è cambiato? A Torino, assicura Appendino, le olimpiadi porteranno «zero debito, recupero e riuso del patrimonio impiantistico, residenziale e infrastrutturale esistente, sostenibilità, controllo dell'Anac». Proprio quello che si sarebbe potuto fare a Roma, con tutte le procedure controllate preventivamente dall'Anticorruzione e un progetto che il Coni era disponibile a cambiare con la giunta Raggi appena insediata.
Ad accompagnare in questo percorso Appendino sarà l'architetto Alberto Sasso, uscito sconfitto alle urne (era stato piazzato nell'uninominale di Torino), già chiamato nella Capitale per sbrogliare l'affaire del nuovo stadio con annesso «Ecomostro» a Tor di Valle.
Nel M5S torinese gli ultimi giapponesi contro le grandi opere annunciano battaglia. Si tratta di due consiglieri regionali di peso, la capogruppo, Notav valusina Francesca Frediani e Davide Bono, primo storico candidato presidente in Regione, e ben quattro consiglieri della maggioranza in comune che hanno assediato la sindaca con dieci punti a favore del «No». Si sono anche appellati a un cavillo del regolamento del Comitato olimpico internazionale che impedirebbe la candidatura ai Paesi in cui si terrà la sessione del Cio deputata a decidere il prossimo evento. Roba da professionisti dell' opposizione. Il comitato promotore della candidatura di Torino 2026 dice che quel cavillo è un puro pretesto perché «non sono regole stringenti e possono essere tranquillamente bypassate, come nell'ultima sessione».
DI MAIO E IL NUOVO CORSO
Soprattutto c'è un elemento politico nuovo: Luigi Di Maio punta a diventare premier e non vuole lanciare segnali negativi e ideologici. Anzi, fonti parlamentari riferiscono che se il M5S approderà a Palazzo Chigi è pronto a valutare investimenti per la Torino olimpica. Appendino poi non rinuncerebbe mai a questa opportunità condivisa con il presidente della Regione, il dem Sergio Chiamparino, che ieri commentava: «Se il M5S ci ha ripensato è positivo». Tra i Cinquestelle il messaggio subliminale coincide con quello lanciato da Grillo sulla spiaggia di Ventimiglia: «Potremmo mettere il 32 del Movimento 5 Stelle più un 10, diciamo, del Pd, arriveremmo ad una maggioranza». Le parole di Simone Valente, il deputato ligure che regalò al Campidoglio (che la trasformò in mozione) l'interrogazione contro la candidatura di Roma, sono la cartina tornasole del nuovo corso: «Non si deve dire no a prescindere».
Lorenzo De Cicco
Stefania Piras
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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