«Gli elettori ci hanno detto che vogliono un centrodestra unito. Lo stupendo

Lunedì 26 Giugno 2017
«Gli elettori ci hanno detto che vogliono un centrodestra unito. Lo stupendo messaggio che è partito da tutte le città è chiaro e fortissimo: sappiate stare insieme! Credo che anche Salvini abbia capito che cosa ci hanno voluto dire». Silvio Berlusconi si gode il grande trionfo e il grande ritorno. Del centrodestra che vince quasi ovunque: «E questo vento forte, partito da Genova, ci porterà a vincere nelle elezioni politiche». Della riaffermazione di se stesso come leader ogni volta reincarnato nel suo Io, e la nuova versione di Silvio è quella del moderato e del federatore tranquillo. Anche se il fronte del lepenismo italico, Lega e Fratelli d'Italia, hanno incassato qua e là ottimi successi nelle varie città e non potrà che pesare questo dato negli equilibri tra i partiti del centrodestra.
«Ora - spiega Berlusconi nelle euforiche telefonate mentre piovono i risultati - rimettiamoci a lavorare con un progetto comune. Ma non servono listoni per fare questo. Occorre una buona armonia tra noi moderati e la Lega. Come c'era nel 94. Come c'è stato ogni volta che abbiamo vinto. Gli italiani hanno voglia di centrodestra. Vogliono spingerci in gol, come hanno fatto in queste ore ovunque, e non possiamo tradirli infilandoci in beghe e personalismi che non servono a niente». E ancora: «Il nuovo centrodestra, se sa essere coeso come abbiamo dimostrato in queste amministrative, se sa darsi una modalità di concretezza, non ha rivali. Ma ha bisogno di una leadership riconosciuta e affidabile. Il traino resto sempre io». I sondaggi che maneggia in queste ore gli stanno dicendo, tra l'altro, che ha la fiducia come leader unitario della metà degli elettori di Fratelli d'Italia e del 40 per cento degli elettori leghisti. E Salvini? «Potrebbe essere un buon ministro dell'Interno». I mediatori per la ricucitura con il leader leghista, da Maroni a Zaia, sono prontamente stati riattivati dal leader di Forza Italia ieri notte. E agiscono da suoi buoni ambasciatori presso il capo del Carroccio.
Ma Salvini è Salvini. Toti è Toti. E il partito unico di centrodestra rimane, più forte di prima, l'opzione a cui il governatore ligure - rivelatosi ancora una volta un vincente - aspira anche contro la gran parte della classe dirigente berlusconiana. E dello stesso Cavaliere, agli occhi del quale l'affermazione genovese del modello Toti-Salvini è in realtà la conferma dello schema da lui sempre sostenuto: «Individuare candidati giusti e nuovi, pescando anche fuori dal ceto politico, e lavorare in squadra senza gelosie». In un misto di civismo e di affidabilità.
Il cuore di Silvio lo spinge ancora a cercare l'accordo con il Pd per rilanciare il sistema tedesco. Ma la foto di queste amministrative dice altro. Dice che coalizzandosi, prima e non dopo, si vince. Dice che il ritorno allo schema di alleanze antico è una garanzia di forte competitività (e si successo assicurato per il centrodestra, secondo tutti i sondaggi). Ed essendo un pragmatico, Berlusconi trae dal risultato l'incitamento ad essere ancora più paziente con Salvini: «Su proposte concrete e non su slogan, l'intesa si trova. Ma non basta vincere le elezioni. Serve avere una cultura di governo. Quella che ormai a me viene riconosciuta da parte di tutti, anche all'estero. Mentre nessuno più si ricorda di Marine Le Pen». Ed è ovvio a chi è rivolta questa osservazione.
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