Gettato a terra come un animale, coperto dai legni e lasciato vicino a una scarpata.

Sabato 15 Dicembre 2018
Gettato a terra come un animale, coperto dai legni e lasciato vicino a una scarpata. Vitali Mardari, 28enne partito con tanti sogni 4 anni fa dalla Moldavia per il Bellunese, sarebbe stato abbandonato nei boschi proprio dal suo datore di lavoro. Un lavoro in nero. L'operaio era deceduto poco prima in un infortunio, mentre operava nell'ancoraggio su una teleferica per l'esbosco. Il cavo si è spezzato e lo ha colpito uccidendolo. L'imprenditore per il quale era partito all'alba, dopo aver risposto a una sua chiamata, sempre pronto a dargli un aiuto, non avrebbe chiamato i soccorsi. Avrebbe invece pensato a fabbricare una scena che potesse allontanare da lui le responsabilità o la maxi-multa. Una tragica storia di caporalato, di sfruttamento della manodopera a basso costo senza alcuna sicurezza, che non si svolge al sud, ma nel punto più a nord del Veneto, sulle vette delle Dolomiti. L'imprenditore, titolare di una ditta individuale è di Rocca Pietore, comune in provincia di Belluno. L'infortunio si è verificato il 19 novembre scorso a Sagron Mis, comune in provincia di Trento. La Sicilia, i migranti, i campi di pomodori, questa volta non c'entrano. Ma il copione è lo stesso delle storie di caporalato, a tratti ancora più agghiacciante. Il sangue dell'operaio ancora sulla macchina con cui è stato spostato. La sceneggiata del datore di lavoro che finge di scoprire il cadavere di una persona che non conosce e chiede aiuto. Un tentativo di sviare le indagini che non ha ingannato i carabinieri trentini, che a meno di un mese dai fatti hanno risolto il giallo e denunciato il datore di lavoro.
Bonetti a pagina X
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