Fisnik pregava in via Fogazzaro

Venerdì 31 Marzo 2017
Fisnik pregava in via Fogazzaro
Il numero 68 del civico dipinto in rosso con della vernice e sul campanello un unico cognome e tre nomi, quelli dei nuovi inquilini del Bangladesh. Fisnik Bekaj, 24 anni, uno dei presunti terroristi kosovari arrestati ieri e di certo il più integralista del gruppo, non abitava più qui a Marghera da mesi, forse da oltre un anno, in via Fratelli Bandiera. In quella villetta color senape, a due piani, con un giardino attorno e restaurata da pochi anni, Bekaj aveva soggiornato per un periodo dopo il suo arrivo in Italia.
La villetta si trova poco dopo l'incrocio con via delle Macchine. Arrivando da Mestre e scendendo dal cavalcavia, la casa si trova a destra subito i due distributori di benzina. Ieri nel giardino della villetta c'era solo una bimba bengalese che giocava con il suo triciclo. Ignari i nuovi inquilini su chi ci abitasse prima in quella casa. Nella palazzina a fianco, un condominio dove i campanelli semifunzionanti hanno qualche nome straniero, perlopiù dell'Est, scritto a penna e scolorito, nessuno ricorda quella faccia o forse non vuole ricordarla. «Fino a poco meno di due anni fa ci abitavano degli stranieri dell'Est racconta Daniele che da 8 anni ha la sua tabaccheria all'inizio di via Cosenz, a pochi metri dalla villetta dove risiedeva Bekaj . Ho visto la foto, ma non me lo ricordo. Entrano un sacco di persone durante il giorno, molti stranieri anche, per comprare le sigarette o altro, ma questo non mi pare di averlo mai visto».
«Ho la pelle d'oca solo a pensarci». Alessandra è la titolare della Trattoria Belvedere, locale storico di Marghera. Ci lavora dentro da quando aveva 15 anni. La notizia che uno dei presunti terroristi abitasse fino a pochi mesi fa là a due passi, la fa rabbrividire. «Siamo circondati e non sappiamo più chi abbiamo vicino casa prosegue . La faccia di questi ragazzi non me la ricordo e non mi pare di averla mai vista tra i clienti. Ma qui davanti, tra prostitute, spacciatori e immigrati di ogni genere che abitano nelle case qui attorno, siamo abituati a tutto».
Bekaj e tanti altri connazionali kosovari avevano un punto di riferimento per le loro preghiere e invocazioni ad Allah: il centro culturale trasformato in luogo di culto e preghiera in via Fogazzaro, laterale di via Cappuccina, al centro di polemiche e verifiche amministrative da parte del Comune e della polizia municipale. La comunità kosovara pregava là e non a Marghera, nella moschea che si trova proprio vicino al civico 68 di via Fratelli Bandiera, perché con la comunità bengalese e magrebina non ci sono attriti come esistono con turchi e macedoni.
Ed è proprio in via Fogazzaro che la faccia di Bekaj non era sconosciuta, anzi. É stato visto più volte entrare a recitare il Corano. Kosovari, albanesi, montenegrini, a Marghera le comunità dei paesi Balcani sono tante e la concentrazione abitativa risulta numerosa nell'area di Marghera. Nello specifico, secondo i dati aggiornati al 29 marzo del Comune di Venezia, la comunità kosovara è composta da 683 residenti, quella albanese da 1523, seguita dai macedoni 1453, i serbi con 378, quindi 173 croati, 29 della Bosnia-Erzegovina e 3 dal Montenegro. «La presenza di uno degli arrestati a Marghera nei mesi scorsi ci inquieta, ovviamente, e ci motiva a tenere alta la vigilanza - commenta Gianfranco Bettin, presidente della Municipalità di Marghera -. Ci rassicurano però l'efficienza e la tempestività di chi conduce le indagini e la correttezza, la tranquillità dimostrate dalle diverse comunità presenti in città, solitamente ben integrate e disposte a collaborare con le autorità e le istituzioni, come più volte si è dimostrato. Nel segno della Venezia faro di civiltà che questi fanatici pensavano di aggredire».
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