Dovevano essere tre attacchi simultanei devastanti, capaci di riprodurre l'orrore

Domenica 20 Agosto 2017
Dovevano essere tre attacchi simultanei devastanti, capaci di riprodurre l'orrore delle Torri Gemelle. Il primo, contro un simbolo della cristianità, la Sagrada Familia, la gigantesca cattedrale modernista di Gaudí nel cuore dell'Eixample, in costruzione dal 1882, visitata ogni anno da 4,5 milioni di persone. Il secondo, sulle emblematiche Ramblas, per colpire la fiumana continua di turisti, almeno 300mila al giorno, provenienti da tutto il mondo. Il terzo avrebbe dovuto spazzare via la vita di migliaia di bagnanti che affollano il porto turistico della Barceloneta, icona della movida catalana risorta dopo le Olimpiadi del 1992. Era il folle obiettivo nei piani della cellula jihadista di almeno una dozzina di insospettabili terroristi in erba, istruita dall'imam Abdelabaki El Satty. Per centrarlo, assicurano fonti dell'inchiesta, avevano tentato di affittare un grosso tir, senza riuscirci, perché nessuno dei componenti della cellula era in possesso di una patente guida per mezzi speciali. Hanno ripiegato allora su tre furgoni - noleggiati a un'impresa di Santa Perpetua de la Mogoda - per imbottirli degli ordigni preparati nel covo laboratorio di Alcanar, a Tarragona. Bombe a base di Tatp, l'esplosivo usato dall'Isis e ribattezzato la madre di Satana, ritrovato dagli artificieri del Tedax nel covo. È un'impronta chiara della matrice degli attacchi. E il suo effetto letale doveva essere amplificato da un centinaio di bombole di gas caricate sui tre van, con i quali i terroristi dovevano immolarsi contro gli obiettivi.
Una strategia molto più sanguinaria e feroce di quella poi attuata come piano B, dopo che la santabarbara di Alcanar è saltata in aria, mercoledì sera, mentre i terroristi manipolavano gli ordigni. Un incidente provvidenziale, che ha salvato la Sagrada Familia - dove oggi sarà celebrata una messa di suffragio per le vittime degli attentati - ed evitato il danno ancora più letale pianificato negli attacchi. L'imam Abdelabaki El Satty sarebbe rimasto dilaniato nell'esplosione, che ha provocato due morti e una dozzina di feriti. Fra questi, Mohammed Houlikemlal, detenuto in ospedale, che si è rifiutato di aprire bocca alle domande degli inquirenti. Perché intanto, i complici avevano deciso di improvvisare alla disperata un piano alternativo: mietere morti con il furgone lanciato a tutta velocità sulla fiumana di passanti lungo la Rambla de las Flores. Younes Abouyaaqoub, stando agli ultimi sviluppi, potrebbe essere l'uomo che era alla guida del Fiat bianco, che non ha terminato la tragica corsa contro un chiosco. L'autista è riuscito a fuggire e ancora oggi non è certa la sua identificazione. Intanto, altri cinque membri del commando, riusciti a scappare a bordo di un'Audi A3, hanno raggiunto Cambrils, a una quarantina di km da Barcellona, per seminare terrore e morte nel porto turistico, come possibile alternativa a quello della Barceloneta. Hanno investito e pugnalato quanti hanno incrociato sul cammino, sapendo che la fine della loro corsa era vicina. Hanno forzato un posto di blocco e travolto una pattuglia dei Mossos d'Esquadra. Un'agente ha aperto fuoco e centrato 4 dei terroristi, mentre l'Audi si ribaltava. Dall'auto è sceso ancora vivo uno degli jihadisti, che con un coltello si è avventato su alcuni passanti e ha sgozzato una donna, poi morta in ospedale, prima di essere a sua volta abbattuto dalla polizia. Quattordici morti e oltre cento feriti. Una carneficina, comunque contenuta rispetto a quello che avevano progettato i terroristi.
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