Doppio mandato, la regola resterà Luigi si gioca tutto in questo giro

Venerdì 25 Maggio 2018
I Cinquestelle non rinunceranno alla regola del divieto del terzo mandato elettivo, come pure fino a qualche giorno fa pareva certo. La decisione sta avendo pesanti riflessi sulla trattativa per la composizione del governo. A questo punto Luigi Di Maio è certo che non sarà rieletto e dunque, tramontata l'ipotesi di Palazzo Chigi, insiste sull'accorpamento dei ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro. Per averli entrambi. La logica è questa. Un ministero come quello degli Esteri è prestigioso, e perfetto per chi nelle legislature successive aspiri a fare il premier. Ma a che cosa serve ricoprirlo ora, se poi - ecco la tagliola del doppio mandato che resta impossibile - non si sarà ricandidati? E a che serve avere un ministero che dà lustro ma non popolarità? Sedendo nella doppia poltrona dello Sviluppo e del Lavoro, Di Maio crede di poter diventare un difensore del popolo e una star nazionale. Visto che grazie a quell'accorpamento potrà occuparsi sia delle crisi aziendali, che sono tante e che danno visibilità (ma il sospetto che invece ci si possa bruciare tra centomila difficoltà e proteste Di Maio non ce l'ha?) , sia del reddito di cittadinanza che è il punto fondamentale della predicazione grillina. In realtà non è chiaro se si tratterà di un accorpamento vero e proprio con l'unificazione delle due strutture, oppure se Di Maio guiderà i due ministeri che resteranno separati. L'importante per lui è mettere a segno la doppietta.
Mario Ajello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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