Di Maio spiazzato rilancia: mai al governo con il Cavaliere. E Grillo: a noi il timone

Giovedì 22 Marzo 2018
Di Maio spiazzato rilancia: mai al governo con il Cavaliere. E Grillo: a noi il timone
LA STRATEGIA
ROMA Al di là delle rimostranze su Paolo Romani, l'input che arriva dal quartier generale pentastellato è chiaro: intanto portare a casa l'accordo sulle Camere con il centrodestra, poi spingere il tasto reset dopo le consultazioni con il Quirinale. Non è un caso se Danilo Toninelli e Giulia Grillo ribadiscono in stereofonia che «non voteremo persone condannate o sotto processo» senza mai nominare esplicitamente Romani.
I DUE OBIETTIVI
Il punto è che in queste ore il niet opposto al candidato di Forza Italia per il Senato si è trasformato nella massima di Bartebly lo scrivano: «Avremmo preferenza di no». È grazie a questo piccolo stratagemma retorico che il Movimento confida di raggiungere i due obiettivi prefissati da Di Maio in questa fase: evitare attacchi espliciti all'ex ministro dello Sviluppo consentirà infatti di mettere in sicurezza l'accordo sulle Camere con il centrodestra, e di salvare al contempo l'onorabilità del Movimento che da sempre indica nel casellario giudiziario il proprio core business politico. «In fondo Romani possono eleggerselo da soli, quindi è inutile mettersi di traverso. L'importante è portare a casa l'accordo senza strappi», confidano ai piani alti pentastellati.
Sarebbe tuttavia un errore madornale vedere nell'intesa con il centrodestra l'incunabolo di un possibile governo Forza Italia-Lega-M5s, come prospettato da ieri da Brunetta.
«È un'ipotesi assurda. Ci sono due persone con le quali il Movimento non governerà mai: una è Silvio Berlusconi, l'altra è Matteo Renzi», chiariscono perentorie due fonti qualificate del Movimento. E dunque, come stanno davvero le cose? Nel quartier generale pentastellato, l'accordo sulle presidenze delle Camere viene accolto con un misto di sollievo, ma anche di preoccupazione. Della corte di Berlusconi finora non c'è traccia ufficiale, assicurano i Cinque Stelle. Ma se dopo l'assegnazione degli scranni più alti il pressing dovesse farsi esplicito, il M5s respingerebbe al mittente la proposta di larghe intese con Forza Italia. A quel punto, spiegano, Salvini sarebbe di nuovo nell'angolo: «Dovrà decidere se è il leader della Lega, o il leader del centrodestra».
ROTTURA
M5S punta tutto su una rottura, quella tra il Carroccio e FI, a oggi difficile da immaginare. Perché rischiare così tanto? Per comprendere la logica dell'azzardo, bisogna volgere lo sguardo verso Montecitorio. È custodito sotto lo scranno più alto della Camera (con le ipotesi di Roberto Fraccaro o Roberto Fico) il libretto d'istruzioni del piano B del Movimento. Che non ha ancora abbandonato l'ipotesi di un governo con il Pd derenzizzato. «Il nostro vero obiettivo è governare con i dem. Andrebbe bene anche il supporto esterno, alla fine: sarebbe un governo a Cinque Stelle, che porterebbe a Palazzo Chigi Di Maio», spiega chi sa. Anche in questo caso, si tratta di una scommessa non priva di incognite, che vedrà nella nomina dei capigruppo dem che saliranno al Quirinale il banco di prova decisivo. Intanto portare a casa le Camere, poi premere il tasto reset. «Alcune volte non riflettiamo sul fatto che in fondo siamo tutti sulla stessa barca, e questa barca punta sempre in avanti, inesorabile», commenta dal suo blog Beppe Grillo, concludendo: «A noi il timone».
Francesco Lo Dico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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