Da Genova a Verona il centrodestra rialza la testa e festeggia, ma è a Padova

Lunedì 26 Giugno 2017
Da Genova a Verona il centrodestra rialza la testa e festeggia, ma è a Padova che esce sconfitto. Il nuovo sindaco della città del Santo è Sergio Giordani, l'imprenditore che non accetta di essere etichettato come uomo di sinistra anche se a sostenerlo è il Pd, l'uomo che si è fatto un pezzo di campagna elettorale in ospedale, colpito da un ictus, ma la cui squadra ha continuato a credere nel sogno: liberare Padova. Liberarla dalla Lega salviniana, soprattutto dal sindaco defenestrato già lo scorso autunno dalla sua stessa maggioranza. «Ho perso», ammette il leghista Massimo Bitonci ai microfoni de La 7 a mezzanotte, quando i risultati sono ancora parziali, ma la rimonta è impossibile: Giordani è avanti di millecinquecento voti ed è uno scarto destinato a raddoppiare mano a mano che procede lo scrutinio. Giordani sfiora il 52%, Bitonci è di poco sopra il 48%. Una disfatta per la coalizione di centrodestra che pure si era ricompattata, Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, tutti assieme nonostante gli screzi e le fratture che avevano portato al commissariamento. Una sconfitta soprattutto di Bitonci.
Che si sarebbe messa male per il sindaco uscente lo si era intuito già con il primo dato dell'affluenza: mentre nel resto d'Italia gli elettori disertavano le urne, a Padova si mettevano in coda per ritirare la scheda regalando alla città uno dei dati più alti del Belpaese: affluenza al 57,03%. A Verona, tanto per fare un confronto, si sono fermati al 42,3%. E alta affluenza, a Padova significava, sulla carta, vittoria di Giordani: Bitonci al primo turno era risultato primo col 40%, Giordani aveva ottenuto solo il 29,2%, ma l'apparentamento con Arturo Lorenzoni, il prof di Coalizione civica arrivato terzo con il 22,8%, virtualmente portava al 52%. Che è proprio quello che si è verificato.
«Arturo sarà vicesindaco, ovviamente», dice Giordani ai cronisti in piazza, mentre intorno a lui fanno festa. «Ci impegneremo tutti quanti a lavorare per la città - dice il nuovo sindaco - e perché Padova diventi più serena, più bella». Ripete senza sosta: «Io e Arturo siamo due civici, eh». L'ha chiamato il segretario del Pd, Matteo Renzi: «Si è complimentato per la vittoria, mi ha detto che Padova potrebbe essere un esempio da imitare. Gli ho detto che un po' di serenità non farebbe male anche a livello nazionale». Alle sue spalle ci sono il segretario provinciale dem Massimo Bettin e il sottosegretario di Ap Barbara Degani, tutt'attorno i sostenitori festeggiano e invocano: Sergio-Sergio, Padova libera-Padova libera. Giordani, la camicia zuppa, in mano una bottiglietta d'acqua, un po' sorride e un po' scuote la testa: «Io sarò veramente il sindaco di tutti. Qua scherzano: dicono Padova libera? Padova è sempre stata libera, diciamo che c'è stata confusione, qualche eccesso in questi due anni e mezzo». Gli anni del regime Bitonci che i padovani non hanno voluto replicare. Bitonci era stato eletto nel 2014, quando sconfisse il centrosinistra di Ivo Rossi. Ma Giordani non infierisce: «Com'è che il centrodestra spopola ovunque ma non a Padova? Mi chiedete se ha perso per i limiti di Bitonci? La verità è che qua c'era gente che voleva cambiare davvero. Io sono stato fermo un po' in ospedale, ho avuto un malanno, ma nonostante il mio blackout, la squadra ha continuato a lavorare. Bisogna fare squadra, le divisioni non servono». Giordani il Civico presiedeva una squadra anche parecchi anni fa, era il Padova Calcio e lo portò in serie A. «Ma sono più felice adesso».
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