Così il reddito pesa di più al Meridione Senza Fornero premiati statali e Nord

Martedì 16 Ottobre 2018
LO SCENARIO
ROMA I 9 miliardi del reddito di cittadinanza (compresa la quota riservata alle attuali pensioni basse) favoriranno in proporzione più le Regioni meridionali che quelle del Centro e del Nord. Mentre i circa 7 miliardi destinati ad allargare le maglie della riforma Fornero andranno a premiare soprattutto i lavoratori con carriere continue: profili che si trovano in misura maggiore tra i dipendenti pubblici e nelle aree settentrionali. Un bilancio geografico approfondito degli interventi della legge di Bilancio potrà essere fatto solo quando saranno stati definiti nei dettagli. Gli elementi emersi finora sembrano però confermare la ripartizione del pacchetto da 16 miliardi tra i due partiti di maggioranza; M5S e Lega hanno platee di riferimento che nonostante qualche sovrapposizione hanno ognuna un'appartenenza territoriale prevalente.
Per quanto riguarda il nuovo sussidio contro la povertà, l'obiettivo confermato dallo stesso Luigi Di Maio è raggiungere i circa 5 milioni di persone che si trovano in povertà assoluta, che corrispondono a circa 1,8 milioni di famiglie. Va ricordato l'Istat definisce questa condizione sulla base di una soglia di spesa mensile minima necessaria per acquistare un paniere di beni e servizi ritenuto essenziale. Non saranno necessariamente i singoli individui poveri a ricevere il sussidio, visto che tra questi sono inclusi, ad esempio, anche i minori. Ma la distribuzione della povertà conferma la tesi sintetizzata nei giorni scorsi dal presidente dell'Inps Tito Boeri, secondo cui «il reddito di cittadinanza è fortemente sbilanciato al Sud». Dunque in base ai dati del 2017 quasi la metà degli individui poveri (poco meno del 47 per cento) si trova nelle Regioni meridionali, dove risiede invece più o meno un terzo della popolazione.
GLI STRANIERI
Le aree del Paese in cui l'incidenza della povertà è minore, e nelle quali verosimilmente affluiranno meno redditi di cittadinanza, sono nell'ordine il Nord-Est e il Centro, entrambe poco sopra al 6 per cento. Un valore pari alla metà di quello di Sicilia e Sardegna prese insieme (12,7 per cento). L'incidenza è poco più bassa al Sud, isole escluse (10,8%) mentre nelle Regioni nord-occidentali (che comprendono la Lombardia) si attesta al 7,6 per cento. Proprio in questi territori però è probabile che possano accedere al reddito in misura consistente gli stranieri residenti del nostro Paese da almeno 10 anni, la cui presenza invece è molto limitata nel Mezzogiorno. L'Istat ha calcolato che l'incidenza della povertà assoluta è particolarmente alta nelle famiglie composte di soli stranieri (29,2 per cento) mentre in quelle nelle quali sono presenti solo italiani si ferma al 5,1 per cento.
LE CARRIERE CONTINUE
Quanto a quota 100, già prima dell'estate uno studio della società Tabula diretta da Stefano Patriarca aveva evidenziato che vi potranno accedere coloro che hanno carriere contributive continue: l'innalzamento a 38 anni del requisito contributivo rende questo vincolo ancora più stringente. è chiaro che situazioni del genere si trovano più facilmente nel Nord industriale; già è stato calcolato comunque che tra i circa 400 mila lavoratori destinati all'uscita in tempi brevi ci sono oltre150 mila dipendenti pubblici, che quindi valgono più di un terzo del totale.
L. Ci.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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