Comuni veneti, un miliardo fermo in cassa. «È assurdo»

Venerdì 13 Ottobre 2017
Comuni veneti, un miliardo fermo in cassa. «È assurdo»
LO STUDIO
dal nostro inviato
VICENZA Mercoledì il governatore Luca Zaia l'aveva detto a Sergio Mattarella: «Presidente, su 575 Comuni veneti, non ce n'è uno in dissesto finanziario». Ma ieri Maria Rosa Pavanello, numero uno di Anci Veneto, ha evidenziato come al merito si accompagni la beffa: «Sembra quasi un paradosso, ma i paletti e le norme della finanza pubblica penalizzano proprio gli enti virtuosi». Per questo l'Associazione dei Comuni ha lanciato in assemblea la sua proposta per premiare i virtuosi: sbloccare gli avanzi di amministrazione.
IN CASSA
Non c'è solo l'idea, ma anche un dettagliato studio, presentato da Mauro Bellesia (Comune di Vicenza), Serafino Pitingaro (Unioncamere Veneto), Dino Rizzi e Michelle Zanette (Ca' Foscari). Gli analisti sono partiti da un dato: «Le risorse dei Comuni del Veneto per investimenti, ma ferme in cassa, ammontano a circa un miliardo di euro ( a cui volendo, come ha segnalato il vicegovernatore Gianluca Forcolin, si potrebbero sommare anche gli 880 milioni custoditi nella tesoreria della Regione). Scongelare quella somma per destinarla agli investimenti, sostanzialmente attraverso l'utilizzo del cosiddetto overshooting strutturale e cioè il saldo in eccesso registrato dagli enti locali rispetto alle richieste delle manovre nazionali, secondo questa ricerca permetterebbe di generare un aumento del Pil regionale pari allo 0,7%. Un vero e proprio effetto volàno, dunque, tale da comportare 13.400 nuove unità di lavoro e maggiori entrate fiscali per la Pubblica Amministrazione per circa 358 milioni. «Il meccanismo attuale ha spiegato Bellesia purtroppo tende a dare maggiori spazi di investimento ai Comuni più indebitati e con minori indici di riscossione delle proprie entrate tributarie e patrimoniali. Evidentemente c'è qualcosa da cambiare nelle regole e lo studio formalizza anche alcune proposte tecniche in tal senso, con l'avvertenza di non creare aggravi sui conti nazionali di finanza pubblica».
SUL TAVOLO
I vincoli di bilancio evidentemente interessano tutti i municipi d'Italia. Non a caso Antonio Decaro, presidente nazionale di Anci, ha apprezzato gli impegni presi dal premier Paolo Gentiloni: «Il capo del governo ha garantito un passo diverso più graduale sulle nuove regole di contabilità, che ha effetti immediati sulla spesa corrente dei Comuni e di conseguenza si riflette sui servizi per i cittadini». Ma nella Penisola si staglia, con tutta la sua specificità e frustrazione, un caso Veneto a cui non bastano i risultati ottenuti negli ultimi due anni. «Il superamento del patto di stabilità ha osservato Pavanello sicuramente ha aiutato i sindaci, ma serve un ulteriore passo in avanti che permetta ai Comuni di fare investimenti, in particolare a quelli che sono sotto la quota di indebitamento. L'Anci nazionale ha fatto in questi anni un grande lavoro in questo senso, riuscendo a dare ai Comuni la possibilità di spendere una quota degli avanzi di bilancio. Ma come dimostra questo studio, dobbiamo continuare a lavorare su questo perché sono ancora rilevanti le risorse ferme e che possiamo spendere. Perciò vogliamo portare queste proposte ai tavoli dell'Anci nazionale, ma anche a quello del governo, per creare un vero e proprio modello da testare in Veneto. Queste risorse possono permettere ai sindaci di guardare al futuro».
Anche per rispondere alle criticità segnalate dagli amministratori veneti, il Gestore dei servizi energetici (società del ministero dell'Economia) ha colto l'occasione dell'assemblea per presentare il Conto termico, incentivo che mette a disposizione 200 milioni di euro l'anno per gli enti locali che vogliano fare interventi di riqualificazione energetica di edifici pubblici. Come ha spiegato il presidente Francesco Sperandini, una volta valutato il progetto, il Gse riaccredita direttamente sul conto corrente del Comune un importo compreso tra il 40 e il 65% dell'investimento sostenuto.
A.Pe.
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