Colle, timori per il bilancio ma la firma è un atto dovuto

Domenica 18 Novembre 2018
IL RETROSCENA
ROMA L'attenzione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella al dibattito sulle misure contenute nella manovra di Bilancio è stata ed è costante. Così come al Quirinale si segue con cura il confronto iniziato in Parlamento, continuando a condividere con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte la necessità di una costante interlocuzione con la Commissione Europea.
Il 31 dicembre è il giorno entro il quale il Parlamento dovrà approvare un testo che probabilmente, come accaduto altre volte, avrà più di due letture in Parlamento. C'è quindi ancora tempo perché si sviluppi il dibattito tra le forze politiche, tra il governo e Bruxelles, e nel Parlamento che dovrà, anche questa volta, votare gli emendamenti correttivi che presenteranno le forze di maggioranza come di opposizione. Come ogni legge anche quella che regola il Bilancio dello Stato sarà sottoposta al vaglio e alla firma del presidente della Repubblica che ne valuterà il rispetto degli articoli 81, 97 e 117. Oltre, e immaginare che il presidente della Repubblica possa non firmare un atto necessario e dovuto, come la legge di Bilancio, pare azzardato. Un atto clamoroso e mai accaduto che rischierebbe di trascinare il Paese all'esercizio provvisorio aprendo un inedito conflitto istituzionale tra Quirinale e palazzo Chigi.
Anche ieri al Quirinale venivano ribadite «le preoccupazioni» per l'esito finale della legge, per lo scontro in atto con l'Europa e per le tensioni sui mercati che hanno fatto schizzare lo spread. Ma in un momento così delicato immaginare ora un rifiuto rischia di provocare ulteriori danni. Ed è per questo che al Quirinale «si valutano con sorpresa alcune ricostruzioni tese a sostenere la tesi di un Presidente che abbia deciso di non firmare la legge di Bilancio». Considerazioni che - si ribadisce - «sono fuori dal pensiero del Presidente».
D'altra parte il perimetro entro il quale sta svolgendo il suo intervento il Capo dello Stato lo ha tracciato di recente nella lettera con la quale ad inizio mese ha accompagnato la presentazione alla Camere del disegno di legge di Bilancio per il 2019.
«Nel procedere a tale adempimento - scrisse allora Mattarella - desidero rivolgermi al Governo, nel comune intento di tutelare gli interessi fondamentali dell'Italia, con l'obiettivo di una legge di bilancio che difenda il risparmio degli italiani, rafforzi la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli operatori economici e ponga l'Italia al riparo dall'instabilità finanziaria». Nel disegnare il perimetro entro il quale dovranno muoversi governo e Parlamento, Mattarella ha tracciato - Costituzione alla mano - anche il proprio. Un'azione, quella del Presidente, che non si pone in forma antagonistica rispetto all'attuale esecutivo, ma che ne accompagna le scelte anche laddove mette in guardia dalle conseguenze di possibili strappi o di un conflitto con Bruxelles.
Una cornice di avvertimenti e sostegni, quella ribadita dal Capo dello Stato, che spetta ora al Parlamento. Tenendo conto anche delle conseguenze negative che possono scaturire dal mancato rispetto delle intese e dei trattati europei che vincolano l'Italia al loro rispetto anche qualora dovesse scattare una procedura sanzionatoria.
La collaborazione istituzionale che non è mai mancata con l'attuale governo, prosegue malgrado le preoccupazioni e la moral suasion resta l'arma migliore che il Capo dello Stato ha a disposizione e sino alla trasmissione in Europa della legge di Bilancio, è difficile, se non impossibile, che Mattarella possa mettersi di traverso non firmando un atto necessario e dovuto.
Marco Conti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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