Banche, Padoan rassicura Viola: «Ne prendo atto»

Venerdì 26 Maggio 2017
Banche, Padoan rassicura Viola: «Ne prendo atto»
(m.cr.) Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan prova a rassicurare le Popolari venete: «Il bail in è un'ipotesi esclusa». Il governo si sarebbe già attivato per far decollare una soluzione di sistema. Tre le ipotesi sul tavolo: raccogliere un altro miliardo a favore di Atlante II (fondo per gestire sofferenze e crediti a rischio), o dirottare sulle venete risorse (420 milioni) oggi previste per gestire gli Npl di Cassa Cesena, Rimini e San Miniato, pronte ad essere assorbite da Cariparma. Con un miliardo e mezzo si potrebbero alleggerire decisamente le banche venete dei crediti a rischio e abbassare quindi le richieste di capitale da Bce e Ue. Ultima ipotesi: si potrebbe anche utilizzare il Fondo interbancario dei depositi mettendo in cantiere anche un'aggregazione con un grosso istituto. Ma dopo l'incontro a Bruxelles fra i vertici dei due istituti e l'Ue, si è materializzato quel rischio bail in che prima nessuno voleva evocare e ora allontanare questo spettro sarà ancora più difficile. Se ne rende perfettamente conto il consigliere delegato della Popolare di Vicenza, Fabrizio Viola, che incassa le parole confortanti del titolare del Tesoro ma non si sbilancia in dichiarazioni d'ottimismo: «Prendo atto delle dichiarazioni del ministro», il suo commento dopo il vertice con Padoan a Roma nella mattinata di ieri, presenti anche i presidenti Gianni Mion e Massimo Lanza, l'Ad di Montebelluna Cristiano Carrus più dirigenti di Banca d'Italia. Oggi cda straordinari dei due istituti, escluse per ora dimissioni anche se Viola sarebbe molto deluso.
Al di là della consegna del silenzio, di vie di uscita non ce ne sono molte. La Commissione europea vuole che le banche trovino un miliardo dai privati, in modo da rafforzare la cassa prima della ricapitalizzazione precauzionale da 6,4 miliardi di euro, che metterebbe i due istituti sotto il controllo dello Stato, scongiurando il loro fallimento. Dove trovare quei soldi? Il governo ha a disposizione i 20 miliardi stanziati a dicembre, quindi, «sotto il profilo della liquidità, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca dispongono di tutte le garanzie pubbliche necessarie». Ma si tratta di fondi di Stato. Atlante, attuale proprietario delle venete, ha ancora dei soldi da parte, ma chi lo ha finanziato preferisce che li spenda per comprare crediti deteriorati. L'Ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha detto che nelle crisi bancarie «i privati hanno già perso o stanno perdendo soldi». L'idea di Padoan di evitare nuovi interventi di capitale e andare a gestire solo le sofferenze potrebbe essere l'uovo di Colombo. Nel frattempo si deve tenere aperto il dialogo con la Ue con l'obiettivo di trovare una «soluzione che garantisca la stabilità delle due banche venete e salvaguardi integralmente i risparmiatori», avverte il Mef. Mentre a Bruxelles si getta acqua sul fuoco: la Commissione Ue, la Bce e le autorità italiane «stanno lavorando fianco a fianco» e «sono in corso contatti costruttivi», assicura un portavoce Ue.
Il governatore del Veneto, Luca Zaia, invece aspetta «un colpo di reni da parte del Governo, che eserciti fino in fondo i suoi poteri e la sua autorevolezza, senza che suoi esponenti di rango perdano tempo ad accusare questi e quelli per negligenze che non riguardano altri che Roma. Sarebbe difficile per noi veneti - aggiunge - constatare che si utilizzano due pesi e due misure per il salvataggio di istituti di credito, visto quel che è stato fatto per altri gruppi. Un governo che ha distribuito miliardi in inutili bonus elettorali a pioggia può e deve trovare i soldi per chiudere questa vicenda. E vada a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo».
Il tempo stringe e la situazione delle due banche rimane critica. Non è un caso quindi che per dare un po' di ossigeno e liquidità proprio ieri il ministero dell'economia abbia dato il via libera alle garanzie di stato per l'emissione di bond da 2,2 miliardi (BpVi) e 1,7 miliardi (Veneto Banca) chieste ancora il 23 marzo scorso. Una toppa, per sanare la ferita bancaria veneta serve ben altro.
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