Aquarius fa il bis, Parigi chiude i porti e Macron si difende attaccando l'Italia

Mercoledì 26 Settembre 2018
LA TRATTATIVA
ROMA La mattina era iniziata con uno stop netto da parte di Marsiglia allo sbarco della nave Aquarius con a bordo 58 migranti. Un rifiuto che era stato accompagnato da commenti molto pesanti nei confronti dell'Italia. «Se vuole continuare a far parte dell'Europa deve rispettare le regole - ha dichiarato il deputato della République En Marche, Said Ahamada, riferendosi al nostro paese - Il diritto marittimo internazionale si applica alla Francia, ma anche all'Italia».
LA POLEMICA
Poi, in serata, Emmanuel Macron dal Palazzo di Vetro, a margine dell'assemblea generale dell'Onu, ha rincarato la dose: «C'è una crisi politica tra l'Italia e il resto dell'Europa. L'Italia ha scelto di non seguire più le leggi internazionali e in particolare quelle umanitarie del mare, secondo cui quando una nave è in una situazione umanitaria va nel porto più vicino».
È guerra aperta, dunque, tra Roma e alcuni paesi. Così, mentre la Ong insisteva sulla necessità di trovare un porto, visto che il clima stava peggiorando con onde alte 5 metri, Aquarius ha avuto il via libera a raggiungere la sua base legale a Marsiglia, ma senza migranti a bordo, perché il trasferimento sarebbe avvenuto in acque internazionali, con un primo soccorso a Malta e la ridistribuzione successiva. E tutto questo per evitare che la nave potesse essere fermata in porto, dopo che Panama le aveva revocato la bandiera e la nazionalità. A strappare la soluzione voluta dal suo stesso governo, è stato alla fine Macron, il quale prima si è opposto alla richiesta rivoltagli due giorni fa da Sos Méditerranée di poter approdare eccezionalmente nel porto di Marsiglia, poi ha dovuto fare dietrofront. Con un complesso esercizio di equilibrismo diplomatico i 58 migranti, tra cui 16 minori e uno non accompagnato, prevalentemente famiglie che vengono da Siria, Libia e Palestina, sono stati sbarcati in acque internazionali e distribuiti in Francia (18), in Germania (15) e in Spagna (15), in Portogallo (10). «Malta e Francia ancora una volta si fanno avanti per risolvere l'impasse», ha esultato incredibilmente il premier maltese Joseph Muscat, che in realtà non si è impegnato ad accogliere i richiedenti asilo ma ne ha accettato solamente il transito. Al no totale dell'Italia allo sbarco, la Francia ha rincarato la dose. «L'Europa è dieci volte più solidale di quanto non lo fosse in precedenza - ha sostenuto il ministro per gli Affari europei, Nathalie Loiseau -, ed è il motivo per cui ripetiamo all'Italia che l'idea di chiudere i propri porti a delle persone in pericolo è contrario al diritto, è contrario all'umanità».
IL RETROSCENA
Un attacco che nasconde il timore di alcuni Stati per quanto potrebbe accadere con le elezioni europee del 2019. Negli otto mesi che restano, la riforma del regolamento di Dublino, già ostaggio delle campagne elettorali nazionali negli ultimi tre anni, diventerà sempre più motivo esistenziale per quel pezzo di Unione che incrocerà le armi contro i populismi nelle urne. Il nuovo caso Aquarius, con gli accordi trovati per la redistribuzione, rende l'Italia isolata, così come avvenuto ad agosto con la nave Diciotti. E l'obiettivo della Ue sembra proprio questo, anche se non andrà a incidere sugli arrivi nei nostri porti, diminuiti del 60%. Un assaggio del clima che si respira a Bruxelles si era già visto al vertice dei 28 a Salisburgo, con il pressing di un gruppo di Paesi decisi a chiudere un'intesa su nove riforme, per la gestione dei flussi migratori, inclusa la revisione del regolamento di Dublino. E chissà se in questo scenario, alcuni leader non abbiano anche il retro-pensiero di un'adozione con un voto a maggioranza qualificata. Visto che c'è la volontà di tentare il tutto per tutto, per trovare una soluzione prima del suono della campanella d'uscita, a cui il ministro dell'Interno Matteo Salvini non sarebbe interessato.
Cristiana Mangani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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