Andrea conosceva il killer

Martedì 31 Gennaio 2017
Andrea conosceva il killer
Massacrato con una spranga, un sasso o un altro oggetto: ad assassinarlo una persona che lo conosceva, forse un amico. Una persona di cui si fidava.. Poi, già cadavere, è stato abbandonato nell'ex mangimificio di via Alzaia, lungo il Sile a Silea: questa la prima ricostruzione dell'omicidio del 33enne Andrea Dorcich, originario di Torino, ma poi trasferitosi coi genitori in via Postumia a Treviso. Sentito medico legale e carabinieri, il pm Giulio Caprarola, durante il sopralluogo all'ex Silos Pagnan domenica notte, ha subito ipotizzato l'accusa verso ignoti di omicidio volontario (o preterintenzionale). Il 33enne aveva infatti il volto sfigurato e la testa fracassata.
Ora l'autopsia, affidata al medico legale Alberto Furlanetto, dovrebbe chiarire, oltre alla causa e all'orario della morte, l'oggetto usato per uccidere il 33enne, conosciuto perché consumatore di eroina. E proprio sugli ambienti della droga si starebbero concentrando le indagini. Oltre all'autopsia il pm Caprarola ha ordinato una perizia sul cellulare del 33enne, trovato vicino al cadavere. Filtra che potrebbe essere stato usato fino a giovedì notte. Una decina di ore dopo che i genitori, preoccupati perché non tornava a casa da 2 giorni, ne avevano denunciato la scomparsa in Questura.
Secondo gli inquirenti ricostruire cosa ha fatto Andrea Dorcich negli ultimi giorni potrebbe permettere di identificare il killer (o gli assassini: non si esclude possano essere più d'uno). Il 33enne era uscito di casa martedì sera. Per andare dove? I genitori, con i quali i rapporti erano molto tesi dopo che aveva perso il lavoro e che consumava eroina, non lo sanno. Da quel momento il nulla. Fino a domenica, poco prima delle 3, quando un senza tetto che dorme nell'ex mangimificio, ha scoperto il cadavere e ha telefonato ai carabinieri.
Dalle ferite Andrea Dorcich, per i carabinieri, potrebbe essere caduto in un agguato. E in un luogo diverso da dove è stato trovato il cadavere. L'assassino, del quale il 33enne si fidava, lo avrebbe aggredito alle spalle colpendolo con un oggetto prima al volto, tanto da rompergli il naso e sfigurarlo, e poi alla nuca. Mazzate mortali? Gli investigatori non si sbilanciano e aspettano risposte certe dall'autopsia. È certo che l'uomo si è accasciato e che il cappuccio della felpa si è riempito di sangue. A quel punto, già morto o agonizzante, sarebbe stato trasportato nell'ex mangimificio e lasciato lì. Forse era già cadavere. Forse a completare l'opera potrebbe essere stato il freddo, che non ha permesso di stabilire l'ora approssimativa del decesso. Poco il sangue sul terreno. Il movente? Potrebbe nascondersi tra le frequentazioni borderline e nel mondo della droga del 33enne.
Sul tavolo degli inquirenti ci sono anche altre due ipotesi. Andrea Dorcich, al culmine di una lite per questioni di droga, potrebbe essere stato ripetutamente colpito e, cadendo all'indietro, si sarebbe fracassato la testa. L'assassino, preso dal panico, lo avrebbe poi portato e abbandonato a Silea. In questo caso si tratterebbe di omicidio preterintenzionale con occultamento di cadavere. L'ipotesi, seppure poco credibile come quella del suicidio, è stata presa in esame perché le ferite alla nuca sono compatibili con una caduta dall'alto. L'altra possibilità? Il 33enne sarebbe stato ucciso da un'overdose e chi gli ha fornito la droga, terrorizzato, avrebbe simulato un omicidio per allontanare i sospetti da se. In questo l'assassino avrebbe le ore contate. Pochi i punti fermi dell'inchiesta. Per sarà un'indagine vecchio stampo quella che dovranno condurre i carabinieri. Nessun aiuto dal Grande Fratello, telefonini o dna. Un passo alla volta dovranno individuare e interrogare decine di amici di Andrea Dorcich. Sapere chi incontrava e chi ha visto quando è uscito di casa martedì. E poi trovare testimoni, farli parlare fino a risalire al killer che lo ha accompagnato nell'ultimo viaggio e che lo ucciso.

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