A tremila metri con i tacchi alti E c'è chi si compra i calzettoni

Martedì 25 Settembre 2018
A tremila metri con i tacchi alti E c'è chi si compra i calzettoni
DIETRO LE QUINTE
dal nostro inviato
ROCCA PIETORE (BELLUNO) L'assessore Elisa De Berti che arriva per prima, malgrado i tacchi alti, fino a tremila metri. Il presidente Roberto Ciambetti con il cappello da alpino e, dovesse servire, pure il cappuccio col pelo. Il consigliere Maurizio Colman che si presenta in aula direttamente in tuta da sci. Scene dalla seduta straordinaria del Consiglio regionale di ieri, tenutasi sempre nel Bellunese come fu quella di Longarone per il cinquantesimo anniversario del Vajont, ma mai a così alta quota (e a così bassa temperatura).
I LOOK
Per questo era lecito attendersi look più sportivi, e soprattutto più caldi, di quelli solitamente visti a Palazzo. A cominciare dai commessi di Ferro Fini in trasferta e, conseguentemente, in tabarro. Per continuare con l'assessore Elena Donazzan, imbacuccata con sciarpa bianca e giacca intonata di lana cotta (tessuto scelto anche dal consigliere Gianpiero Possamai, per un copricapo verde e appuntito «da caccia» o, come ha ironizzato il suo collega Alberto Semenzato, «da elfo»). Mai nessuno, però, avrebbe immaginato di dover assistere al siparietto dell'assessore Cristiano Corazzari che, colto da intollerabili geloni ai piedi, è corso al negozio di souvenir del Museo della Grande Guerra, per acquistare e rapidamente indossare un paio di calzettoni di lana, per la cronaca decorati con disegni di renne. «Sapete, sono partito dal paese nel mio Polesine che sta a 8 metri sul livello del mare, quassù fa molto più freddo...», si è giustificato. Niente a che vedere con l'aplomb del governatore Luca Zaia, poco più che in giacchetta pure sul ghiacciaio (su cui però non si è arrischiato a camminare con le scarpe eleganti), mentre il sindaco Andrea De Bernardin sfoggiava una salviniana felpa con la scritta Marmolada e la consigliera Giovanna Negro non ha mai tolto il piumino neanche in sala.
IL MENÙ
A scaldare la platea ha pensato il consigliere venetista Antonio Guadagnini, a suon di risate per uscite come: «Finché i confini sono stati gestiti dalla Serenissima e dall'Austria, tutto bene, poi è arrivata l'Italia, dove vince chi ha uno zio prete e conosce una suora vescovo...». Alla fine è però filato tutto liscio, con grande sollievo non solo del segretario generale Roberto Valente, che giusto ieri compiva gli anni, ma pure del capo del 118 Giovanni Cipolotti, presente sul posto per rimediare a eventuali malori dovuti a carenza di ossigeno. Pare che nemmeno la digestione degli illustri ospiti abbia riservato problemi di congestione. Merito dell'eccellente menù, che ha previsto fra l'altro finger food a base di pesce e porcini, gnocchetti di rape rosse con ricotta affumicata, polenta e capriolo, patate all'ampezzana, foresta nera. I vini? Mezzi veneti e mezzi trentini: un po' come la Marmolada, hanno detto.
A.Pe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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