Verdi, Barbareschi contro la Macchi

Mercoledì 26 Luglio 2017
Verdi, Barbareschi contro la Macchi
Arrivano fino a Pordenone le scaramucce romane sulla gestione dei teatri e soprattutto sui finanziamenti ricevuti. E nel mirino finisce Paola Macchi che ha predisposto il cartellone della rassegna di prosa del Verdi. A metterla nel radar Luca Barbareschi, uomo di spettacolo eclettico, fuori da ogni schema, che nel romanzo autobiografico che presenterà oggi a Lignano Sabbiadoro non ha problemi a mettersi a nudo raccontando anche gli aspetti più scabrosi e difficili della sua vita privata: è un fiume in piena e non le manda certo a dire. Per prima cosa respinge al mittente le accuse di un finanziamento ad personam di 4 milioni per l'Eliseo (il suo teatro), sul quale ha espresso forti perplessità anche l'Agis: finanziamento assolutamente legittimo, motivato dall'importanza storica del teatro e dalla valenza del progetto artistico, supportato da tutti i ministri, presidenti di Camera e Senato compresi. Si infervora per il musical Nerone, un fallimento che ha devastato il Palatino di tubi innocenti. E infine ne ha anche per il Teatro di Roma un teatro nazionale finto e per Paola Macchi, braccio destro di Antonio Calbi, confermata per il secondo anno direttrice per la prosa al Teatro Verdi di Pordenone: Deve essere un genio, per dirigere due teatri, io non ci riuscirei. È come se un chirurgo operasse in due città: cosa fa abbandona un paziente in sala operatoria perché deve correre dall'altro? Questo dei doppi lavori è uno scandalo tipicamente italiano, dove l'importanza è l'appartenenza politica. Io mi occuperei a tempo pieno di un teatro, per poterlo fare al meglio. A ben guardare però anche Barbareschi si occupa di tanti progetti contemporaneamente, dal teatro, alla fiction. La risposta pronta non manca: Io però ho una struttura privata di 60 persone e ciascuno segue un settore specifico. C'è Eliseo cinema, Eliseo fiction, un'orchestra e una compagnia nazionale del teatro. Insomma, nella lotta per ottenere finanziamenti, soprattutto in un periodo di continui tagli ai fondi destinati ai teatri e allo spettacolo, non si guarda in faccia a nessuno.
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