Un'ossessione chiamata viale marconi

Lunedì 20 Marzo 2017
Avranno notato i cittadini di Pordenone che il sito più cliccato dagli amministratori locali, dopo l'inarrivabile piazza Risorgimento, è viale Marconi. Già il sindaco Pedrotti aveva avuto un occhio di riguardo per la strada, dandole più di qualche contentino per calmierare il traffico. Quello in carica, Ciriani, di occhi premurosi gliene dedica due, solo perché non ne ha tre, tanta è la sua ansia per le sorti del viale. Ha promesso, addirittura, sgravi fiscali per i commercianti in attività e per gli aspiranti tali. Adesso, viale Marconi assurge pure agli onori letterari, divenendo il titolo di un romanzo dello scrittore Zanolin che, se abbiamo letto bene, lo compiange come simbolo di decadenza urbana.
Da tante attenzioni sorge spontanea una domanda: cos'ha di speciale viale Marconi che noi ignoriamo? A occhio e croce, sembra una via come tante, con nulla di originale, né per conformazione (è uno stradone di asfalto ) né per panorama (chiuso com'è tra anonimi palazzi di cemento). Nemmeno la compagine dei residenti si segnala per particolari doti o benemerenze. Insomma, è una comunissima strada di passaggio, con appartamenti in alto e negozi in basso, come se ne vedono a centinaia in giro, e così è sempre stata sin da quando il duce passò in Balilla per inaugurare la Pontebbana. Difettando in noi qualsiasi sollecitudine verso il luogo, chiediamo ai personaggi citati il motivo della loro. Perché viale Marconi sì e via Dante no? E via Libertà, via Oberdan, via Colonna sono figlie di N.N.? Non sappiamo chi abbia straparlato del viale come possibile salotto buono della città, ma a lui, agli amministratori, ai commercianti, ai residenti e agli scrittori diciamo: rassegnatevi!
Viale Marconi è un tratto del ring e, dove passa il ring, non c'è spazio per belletti, balletti, banchetti e neanche commissari che indagano. Almeno sinché non avrete trovato un'alternativa, che non c'è, al ring.
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