Super latitante catturata in Spagna resta incinta: liberata

Giovedì 17 Gennaio 2019
IL CASO
PORDENONE Il suo vero nome nessuno lo conosce, perchè negli atti processuali, a seconda del periodo in cui è stata condannata, risulta identificata come Olga, Giada, Nena o Slanina. Nomi a cui vanno aggiunti altrettanti cognomi di origine slava. Nata nel 1983, ha collezionato quindici sentenze di condanna ed è stata arrestata in Spagna grazie ad altrettanti mandati di arresto europeo emessi dalla Procura di Pordenone. Così le cronache a giugno 2018. Dopo sette mesi, la sorpresa. La donna si è resa irreperibile durante le procedure per l'espatrio. Non si riesce a comprendere perchè, in seguito all'arresto eseguito in Andalusia, sia stata liberata dopo pochi giorni. L'unica cosa certa è che si trova in Italia e non andrà in cella. Il motivo? È incinta.
Il 9 gennaio scorso si è presentata ai carabinieri di Milano per essere arrestata. Dopo qualche ora passata nella casa circondariale, è stata liberata dal magistrato di sorveglianza, che ha applicato l'articolo 146 del Codice penale, un articolo che stabilisce il rinvio obbligatorio dell'esecuzione della pena nel caso una donna sia in gravidanza. La 35enne di origini croate (anche se è nata a Torino) aveva con sè documentazione medica che comprovava le sue condizioni. Ha potuto lasciare il carcere senza alcun obbligo, anche perchè non ha alcun domicilio in Italia ed era impossibile applicare gli arresti domiciliari.
Dall'esame della documentazione medica è emerso che avrebbe concepito il bambino subito dopo l'arresto in Spagna. Un pretesto per evitare le carceri italiane? Al momento dell'arresto doveva infatti scontare un cumulo di pene pari a 8 anni 10 mesi e 28 giorni di reclusione. Non è stato facile rintracciarla, anche per via dei suoi trenta alias. Tra il 2003 e il 2007 era stata arrestata tre volte sia in provincia di Udine che di Pordenone, sempre in occasione di controlli su strada da parte delle forze dell'ordine. L'ultima volta (era stata intercettata dalla Squadra Volante proprio a Pordenone) il cumulo pena era arrivato a 9 anni, 10 mesi e 25 giorni. È sempre riuscita a evitare il carcere perchè era incinta.
Il 2 giugno scorso è incappata in un controllo a Nerja, in Andalusia. La Guardia civil aveva scoperto che la Procura di Pordenone la stava cercando per farle scontare in carcere il conto ancora aperto con la giustizia: si tratta di un cumulo di pene per furti ed evasioni commessi nelle province di Pordenone, Venezia, Trieste, Rimini, Treviso e Udine. Il procuratore Raffaele Tito, in attesa che l'autorità giudiziaria di Madrid completasse l'iter per l'estradizione della donna, non aveva nascosto la sua soddisfazione per il rintraccio della latitante. Invece, pochi giorni fa, la beffa. La donna dai trenta alias grazie al pancione è ancora una volta libera.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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