SANITÀ A OSTACOLI
PORDENONE «Non parla l'italiano? Non posso visitarla,

Giovedì 24 Maggio 2018
SANITÀ A OSTACOLI
PORDENONE «Non parla l'italiano? Non posso visitarla, anche se se sono il suo medico di fiducia» È straniera, sposata da qualche mese con un italiano ma non parla ancora la nostra lingua, esprimendosi invece correntemente in inglese. E, sebbene sia la lingua più parlata al mondo, le difficoltà a farsi capire non mancano. E questo, a lungo andare, sta diventato un problema serio per lei. Persino se si tratta di farsi prescrivere dal medico di base una semplice impegnativa per degli esami del sangue. Come ha raccontato il marito, un imprenditore nell'ambito della ristorazione, che ha presentato un reclamo all'Azienda sanitaria, «mia moglie ha dovuto recarsi da tre professionisti prima di ottenere un'impegnativa. Il motivo? Nessuno capisce e parla inglese».
L'ODISSEA
Qualche giorno fa, dopo numerose vicissitudini per ottenere il permesso di soggiorno in Italia e l'assegnazione di un medico di base dall'Azienda sanitaria 5 del Friuli Occidentale, la donna, accompagnata dalla suocera, si è rivolta a quello che, in teoria, sarebbe il suo medico di medicina generale. Necessitava, come consigliato da un ginecologo che l'aveva visitata qualche giorno prima, della prescrizione degli esami del sangue. «Il medico in questione con grande stupore di mia madre - attacca il marito - si è rifiutato di compilare l'impegnativa perché non voleva prendere in carico mia moglie, in quanto non italiana e non parlante l'italiano. Dirò di più: da sei mesi la mia consorte compariva nella lista dei suoi pazienti dal momento che gli era stata assegnata direttamente dall'Azienda sanitaria. Fa specie che, in tutto questo tempo, non si sia mai accorto di questo dettaglio».
È stato lo stesso medico ad indirizzare la donna da un collega conoscitore, a suo dire, della lingua inglese. Questione risolta? Tutt'altro. «Non solo questo medico ha negato di saper comunicare in inglese ricorda arrabbiato il marito ma, con fare piuttosto seccato, ha chiesto come mia moglie fosse arrivata a lui. Mia madre, a quel punto, ha detto che ad indirizzarla era stato il primo medico al quale si erano rivolte. La risposta? Si sono sentite dire, che dal momento che i due dottori sono consociati, il paziente non sarebbe potuto essere preso in carico da quest'ultimo. E ha suggerito un altro nominativo».
Sconsolate e ormai rassegnate, suocera e nuora si sono recate dal terzo medico. «Questo, pur non conoscendo l'inglese - tiene a precisare il marito - ha accettato di prendere mia moglie come paziente e, senza porsi alcun tipo di problema, ha compilato l'impegnativa senza la quale la mia consorte non avrebbe mai potuto sottoporsi agli esami del sangue».
L'ULTIMA SCOPERTA
Un'operazione che, tuttavia, ha richiesto l'ennesimo sforzo di entrambe: uscire dall'ambulatorio, recarsi per l'ennesima volta a Villa Carinzia, dove hanno sede gli uffici del Distretto sanitario, e formalizzare il cambio del medico. Il marito, mentre racconta la disavventura, è un fiume in piena: «Nella sede del Distretto allarga le braccia nessuno mai ci aveva comunicato che per vedersi assegnato un medico di base è necessario conoscere l'italiano. Altrimenti si finisce per girare da una parte all'altra, ribalzati come una pallina da ping-pong, prima di ottenere, nel caso di mia moglie, una semplicissima impegnativa firmata. Una situazione a dir poco imbarazzante, se non scandalosa, che va a sommarsi ad altre circostanze, forse possibili in un paese del terzo mondo, che, sempre più, mi stanno convincendo a lasciare l'Italia».
Alberto Comisso
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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