Reato grave, la norma non prevede i domiciliari

Martedì 16 Gennaio 2018
L'ITER
PORDENONE La tragedia familiare di Franco Antonio Dri, classe 1941, aveva toccato tutti, anche i magistrati. Il pm Pier Umberto Vallerin gli evitò il carcere e dispose gli arresti domiciliari a casa di una zia. Il gup Alberto Rossi, che lo giudicò in primo grado con rito abbreviato, applicò le circostanze attenuanti generiche e, soprattutto, riconobbe l'attenuante della provocazione, ovvero dell'aver agito in uno stato d'ira determinato da un fatto ingiusto. Lo condannò a 8 anni per omicidio aggravato dal vincolo di parentela. La Corte d'appello, presieduta dal Pier Valerio Reinotti, confermò tutte le attenuanti, ma calcolò la pena partendo dal minimo (21 anni) e la rideterminò in 6 anni 2 mesi e 20 giorni. Anche il procuratore generale, in quell'occasione, parlò di un dramma familiare ritenendo che fosse concedibile un ulteriore sconto di pena. Lo psichiatra che esaminò Dri, infatti, riscontrò una sofferenza che si era accumulata in anni e anni di tensioni e problemi che l'uomo, come tanti altri genitori costretti a gestire senza adeguati supporti un figlio tossicodipendente, non era più in grado di sopportare.
Diventata definitiva la pena, il procuratore Raffaele Tito chiese al Tribunale del Riesame di valutare la sospensione urgente dell'ordine di carcerazione. Ma i giudici ritennero che il regime di detenzione fosse compatibile con le condizioni di salute di Dri. Alla stessa conclusione è giunto a dicembre il Tribunale di sorveglianza di Udine, che ha negato i domiciliari. «Il giudici - spiega l'avvocato Arnaldo De Vito - sono stati comprensivi, ma non possono violare la legge. L'omicidio è un reato ostativo. È vero che la legge svuotacarceri dava la possibilità agli ultrasettantenni di scontare la pena ai domiciliari, ma non per reati come l'omicidio».
A Dri - che ha trascorso 1 anno e mezzo in misura cautelare - restano da scontare poco più di 5 anni. Il prossimo anno, quando gli anni residui diventeranno quattro, potrà chiedere nuovamente i domiciliari. Nel frattempo l'unica speranza per l'ex commerciante di Fiume Veneto è di ottenere la grazia.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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