Profughi, la battaglia diventa politica

Sabato 18 Novembre 2017
LA POLEMICA
PORDENONE Nessun dormitorio, né sul territorio del Comune di Pordenone, né nel resto della Provincia. Il tavolo svoltosi giovedì in Prefettura manda definitivamente in archivio il progetto portato avanti dalla scorsa estate dalla Croce rossa di una struttura per accogliere i richiedenti asilo che trascorrono le notti in ricoveri di fortuna: l'ipotesi non è apparsa al momento utilmente percorribile - è la conclusione raggiunta al tavolo prefettizio - e si è invece convenuto sulla necessità che il problema trovi soluzione nell'ambito del sistema di accoglienza diffusa approntato dalla Prefettura. Infatti il sistema viene continuamente implementato e si ritiene che a breve consentirà di disporre degli ulteriori posti previsti per il raggiungimento della quota di richiedenti asilo assegnata al territorio provinciale.
LA CROCE ROSSA
Si ferma dunque la ricerca di un sito da parte della Croce rossa: L'ipotesi dormitorio è decaduta - conferma il presidente Giovanni Antonaglia, che vi aveva lavorato per mesi, anche dopo la bocciatura della struttura di via Rotate: Se non è una soluzione condivisa con la Prefettura e con il sindaco, non si fa. Non vogliamo creare una contrapposizione, come era già accaduto a luglio. La Croce rossa, che ha preso parte al tavolo anche con il suo presidente regionale Milena Maria Cisilino, continuerà dunque nella sua attività attuale, ossia quella di distribuire quotidianamente i pasti serali. La Prefettura ha di fatto accolto la tesi dell'amministrazione, sottolineando come il flusso dei richiedenti asilo che interessa questa provincia sia costituito quasi esclusivamente da stranieri provenienti da Paesi del Nord Europa, dove vivevano da tempo - spiega il documento - in condizioni non peggiori di quelle in cui si vengono a trovare nel nostro Paese. Parliamo di centinaia di pakistani che vengono respinti dagli altri Paesi europei - conferma il sindaco Alessandro Ciriani -. Con ogni ragionevole probabilità, non otterranno mai lo status di profugo e quindi, una volta aperto il Centro per i rimpatri che il ministro Marco Minniti ha promesso, dovranno tornare al loro Paese.
FORZE DELL'ORDINE
Sulla decisione avrebbe pesato anche la posizione delle forze di polizia, a loro volta preoccupate che l'apertura di un dormitorio possa attrarre altri migranti. Più apriamo strutture e più persone arrivano - è anche la tesi del sindaco -. Non io, ma gli organi di sicurezza hanno detto che l'apertura di un dormitorio avrebbe determinato l'immediato trasferimento di coloro i quali oggi dormono sotto la galleria a Gorizia a Pordenone. Tutti concordi sulla necessità di informare i migranti sui progetti di rimpatrio volontario assistito, mentre la Prefettura fa proprio anche l'invito a coloro che si occupano di assistenza agli immigrati a dare loro informazioni corrette, per non ingenerare aspettative che non potranno essere soddisfatte. Nero su bianco pure l'impegno dell'amministrazione comunale a individuare soluzioni abitative per eventuali senzatetto italiani, che però - sottolinea il sindaco - non ci sono, dal momento che i nostri Servizi sociali coprono già tutte le esigenze delle persone. Nessuno morirà di freddo, tantomeno è morto di freddo quell'indiano espulso, che non avrebbe avuto nessuna possibilità di entrare nelle strutture.
GLI OPPOSITORI
Dall'opposizione, la prima reazione è quella di Marco Salvador (Pordenone 1291): Sono deluso dalla decisione della Prefettura - commenta - anche per le motivazioni addotte, non suffragate da dati realistici: secondo questa tesi, dopo il no al dormitorio di via Rotate il numero delle persone sulla strada avrebbe dovuto diminuire, e invece è aumentato. Mi auguro che ora il prefetto abbia un piano B per queste persone. Sono indignato - aggiunge - dal comportamento del sindaco, non più credibile come interlocutore sul fenomeno degli immigrati. E sono amareggiato perché, come consiglieri comunali, ci siamo battuti per la dignità di queste persone già dallo scorso autunno. E' passato un anno e non ho ancora sentito dalle rappresentanze politiche istituzionali territoriali una sola voce levarsi su questa situazione emergenziale.
Lara Zani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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