Profughi e organici, un appello a Roma

Martedì 14 Novembre 2017
Profughi e organici, un appello a Roma
LA DOPPIA EMERGENZA
PORDENONE Trasferta romana per il sindaco Alessandro Ciriani, che sarà oggi al Ministero dell'Interno per incontrare il prefetto Mario Morcone e affrontare con lui la duplice questione dei richiedenti asilo e della carenza di organico delle forze dell'ordine.
L'appuntamento arriva dopo varie missive inviate dall'Amministrazione comunale, prima e dopo la visita in regione del ministro Marco Minniti, per richiamare l'attenzione sui problemi che il territorio si trova ad affrontare. Ciriani era anche stato contattato all'inizio di ottobre dal viceministro Filippo Bubbico per un incontro, che non aveva poi potuto svolgersi per le dimissioni dello stesso Bubbico. Un primo aspetto messo in luce era quello poi affrontato da Minniti nel suo incontro con i sindaci dei capoluoghi del Fvg, ossia lo sforzo straordinario richiesto alle Questure per far fronte a un fenomeno migratorio eccezionale che interessa solamente la nostra regione, ossia quello delle persone provenienti dai Paesi del Nord Europa.
Connessa a questa, la seconda questione che il sindaco porterà oggi al tavolo ministeriale, ossia quello delle carenze di organico della Questura, «che necessita - spiega - di un rafforzamento non solo per il surplus di lavoro richiesto dalla presenza di tanti richiedenti asilo, ma perché drammaticamente inferiore comunque alle esigenze di una città di 51mila abitanti. Senza contare che Pordenone, a differenza delle altre province del Fvg, non può neanche contare sulla Polizia di confine. Abbiamo necessità di strumenti per poter garantire il controllo del territorio - continua Ciriani -, che non può essere delegato interamente alla Polizia locale».
Il sindaco risponde anche all'ennesimo appello, arrivato questa volta dalle organizzazioni sindacali, per l'apertura di un dormitorio, anche in seguito alla vicenda della morte di un uomo di origine indiana nel parcheggio di via Vallona: «Pordenone è una città che ha già dato - ribadisce -. Non possiamo lasciarci guidare da logiche emozionali. L'apertura di un dormitorio in città fungerebbe da richiamo per altre persone da Udine, Gorizia e Trieste. Se si aprisse un dormitorio per 40 persone, in breve ne arriverebbero altre 60. Occorre spostare il tiro dagli enti locali: che cosa fa lo Stato? Fino a oggi ha fatto ben poco».
Quanto alla richiesta di individuare una sede nelle vicinanze della città per ragioni logistiche, per il primo cittadino il problema non sussiste: «Anche se si realizzasse il dormitorio altrove, si potrebbe comunque garantire il trasporto delle persone che debbano recarsi in Questura su appuntamento. Ribadisco: Pordenone ha già dato».
E sul fronte della ripartizione fra i Comuni, un passo avanti è arrivato dal nuovo bando emanato nei giorni scorsi dalla Prefettura per l'affidamento del servizio di accoglienza dei richiedenti asilo, che prevede una diminuzione delle presenze a Pordenone. Il soggetto che si aggiudicherà l'appalto, infatti, dovrà localizzare gli alloggi tenendo preferibilmente conto del piano di ripartizione. Secondo il documento, nel capoluogo dovrebbero essere ospitati solo 212 profughi, a fronte degli oltre 400 attuali. Duecentododici posti a Pordenone dunque, di cui 190 in base al Piano concordato fra Ministero dell'Interno e l'Anci e 22 posti Sprar. La ripartizione territoriale assegna poi 91 persone a Sacile, 86 a Cordenons, 61 a San Vito al Tagliamento, 59 ad Azzano Decimo e 57 a Porcia, fra i Comuni maggiori. Le quote minime sono di sei persone, per i piccoli Comuni come Barcis, Cimolais, Erto e Casso e altri ancora. Il bando prevede che le strutture debbano avere una ricettività media di 10-20 ospiti e preferibilmente tenere conto della ripartizione.
Lara Zani
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