Pd, strigliata di Orlando: «Smettiamola con le liti»

Lunedì 27 Marzo 2017
Pd, strigliata di Orlando: «Smettiamola con le liti»
Non si nasconde la prevalenza dei renziani a Pordenone, ma accetta la sfida: «Non significa che non ci siano le condizioni per batterli». Anche se, precisa, «io non sono interessato a fare una battaglia contro qualcuno, ma una battaglia per qualcosa». Il ministro della Giustizia Andrea Orlando è il primo dei tre candidati alla primarie del Pd del 30 aprile a fare la sua comparsa in città. Ad accoglierlo, nella Biblioteca civica, i vertici del Pd cittadino e provinciale, Daniela Giust e Giuliano Cescutti, entrambi appartenenti alla corrente dell'ex presidente del Consiglio, e, naturalmente, i sostenitori della sua mozione, da Nicola Conficoni a Fausto Tomasello, passando per Armando Zecchinon e Renzo Liva, fino all'ex sindaco Claudio Pedrotti. Due le considerazioni di partenza del ministro in carica: «Dirò delle cose che potrò fare. Può sembrare una cosa scontata ma non lo è, perché la politica in questi anni ha proposto soluzioni che non avevano nessuna possibilità di realizzarsi, e più la politica ha fatto così, più la gente si è distaccata dalla politica. Il secondo impegno che mi voglio assumere è quello di costruire un partito che non sia fatto da una persona sola, dopo anni di personalizzazione della politica». Poi i motivi della candidatura: «Ho deciso di candidarmi quando ho intuito che il progetto del Pd stava per andare a sbattere contro un muro. Anzi, un muro lo abbiamo preso, con il risultato del referendum, frutto di un trascurato malessere che è cresciuto nella società». Fra i temi da mettere al centro, quello delle disuguaglianze sociali: «Da quanto tempo non discutiamo di questo? Un Paese che ha distanze che si allungano è destinato a essere preda dei populismi. Chi è povero o chi ha paura di diventare povero accetta volentieri un capro espiatorio».
Inevitabile il riferimento all'Europa, dopo che Orlando è stato l'unico dei tre candidati alle primarie a prendere parte sabato alle celebrazioni per la ricorrenza dei 60 anni dei Trattati di Roma: «L'Europa ci può dare gli strumenti in grado di gestire le nuove contraddizioni, ma le forze politiche che stanno vincendo nei Paesi dell'Est e il Front national di Marine Le Pen sono una riproposizione 2.0 di quei nazionalismi diventati poi fascismi negli anni Trenta. Oggi l'Europa così com'è non va bene, perché le regole sono tutte mirate a agli equilibri di bilancio, e non a determinare dinamiche di crescita». Infine, la critica al Pd e alle sue correnti: «C'è un modello di funzionamento dei social che crea delle bolle nelle quali ognuno incontra soltanto persone che la pensano come lui. Che differenza c'è tra queste bolle e le correnti del Pd? Nessuna: le persone ritornano a casa dopo aver misurato i rapporti di forza, e non le idee che sono in grado di mettere in campo».
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