Parco Galvani, il regno dei tossici

Martedì 26 Settembre 2017
Parco Galvani, il regno dei tossici
IL CASO
PORDENONE Parchi pubblici trasformati in bivacchi a cielo aperto. E questa volta i richiedenti asilo, quelli che in passato, ripetutamente, erano stati fatti sgomberare dalle forze dell'ordine su segnalazione dei cittadini, c'entrano marginalmente. Cambiano i protagonisti, non le situazioni e soprattutto le circostanze. Alcune delle aree verdi (pubbliche) maggiormente frequentate della città sono tornate ad essere luogo di ritrovo preferito di sbandati e disadattati. Di persone che trascorrono giornate intere al parco e che, incuranti della presenza di nonni, genitori e bambini, consumano alcol e sostanze stupefacenti. Poi in prenda ai loro effetti urlano, schiamazzano e poi finiscono per litigare. Non sono mancate situazioni in cui, sempre sotto lo sguardo atterrito di bimbi, papà e mamme, sono arrivati alle mani. Situazioni che hanno portato soprattutto la polizia locale ad intervenire. Ma quando gli agenti sono arrivati sul posto, dei litiganti non c'era più traccia. «Forse la considerazione dell'assessore Emanuele Loperfido i cittadini hanno atteso troppo tempo prima di chiamare il 112 o il comando dei vigili urbani».
IL GALVANI A far discutere è il parco Galvani. Se il focus in passato si era concentrato su altre aree pubbliche della città in particolare parco Querini e San Valentino questa volta i riflettori si sono accesi proprio sul polmone verde di via Vallona. «La situazione al Galvani segnala una donna che spesso lo frequenta è disastrosa e deprimente e a quanto pare sembra che nessuno faccia nulla per migliorarla. Non c'è solo una signora che urla a tutte le ore del giorno, inveendo talvolta con epiteti irripetibili, ma ci sono persone che bevono dalle prime ore del pomeriggio sino a tarda notte e utilizzano impropriamente i bagni pubblici». Non è la sola a pensarla così: «Un pomeriggio le fa eco un'altra residente mi trovavo con i miei nipotini. E dopo 10 minuti sono dovuta andar via: bevevano e si alteravano. Brutto spettacolo». Tutti hanno anche paura a fornmire il prorpio nome. Richiedenti asilo? No, persone che risiedono in città. La testimonianza arriva da un nostro terzo interlocutore: «Sono italiani, pordenonesi. Persone disagiate, schiave di alcune dipendenze. Alcune provengono dalle cosiddette famiglie bene di Pordenone».
SICUREZZA Il problema sicurezza, dunque, sembra essersi spostato da Piazza XX Settembre, via Bertossi e via Brusafiera, teatro di ripetute risse dovute prevalentemente allo spaccio della droga, al parco Galvani. A fine luglio, al fine di prevenire episodi che avevano creato un certo allarmismo tra i cittadini, era stata redatta dalla polizia locale, di concerto con l'assessore Loperfido che ha in mano la delega alla Sicurezza, una vera e propria mappa del rischio. Tredici le aree individuate, che riguardavano tutte parchi pubblici: San Valentino, Galvani, Cimolai, Brigata Lupi Toscana, IV Novembre, Murri, San Carlo, Laghetti di Rorai, Reghena, Querini, Brusafiera, Seminario, Parco Volt De Querini. La risposta dell'esecutivo, dunque, non si era fatta attendere: l'amministrazione Ciriani aveva reagito mettendo sul piatto maggiori risorse, uomini della polizia municipale, telecamere e una pattuglia in più dedicata al controllo di parchi e luoghi sensibili. Gli strumenti di monitoraggio e repressione sono andati di pari passo con attività di intrattenimento ed eventi. «Anche così - aveva dichiarato il sindaco - si garantisce la presenza sul territorio e si contribuisce ad allontanare persone sgradite». Proprio al parco dei salici di via Brusafiera era partita, nell'ambito di Estate in città, una piccola sperimentazione con attività per bimbi, arti marziali ed incontri culturali. «I flash mob uno ha proposto di organizzare per riappropriarsi di quell'area verde evidenzia Loperfido non mi convincono».
Alberto Comisso
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