Padre in carcere: «Giudice, non vedo mia figlia da 7 anni»

Sabato 23 Giugno 2018
IL CASO
PORDENONE «Giudice, non vedo mia figlia da sette anni». Così si è giustificato il 75enne della provincia di Pordenone sottoposto a misura cautelare in carcere per lo stalking nei confronti della figlia disabile e la minaccia di ritorsioni nei confronti di assistenti sociali, amministratore di sostegno e giudice che nel tempo si sono occupati del doloroso caso. Ieri, assistito dall'avvocato Giuseppe Nacci, ha affrontato l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Rodolfo Piccin. Il difensore, anche in considerazione dell'età dell'indagato, ha chiesto la revoca del provvedimento, ma nel primo pomeriggio è giunta la conferma della misura. «A questo punto farò istanza al Tribunale del riesame per liberarlo», ha annunciato il suo legale.
L'uomo non si rassegna al fatto che la figlia, 35 anni, sia stata inserita in un progetto che la condurrà verso l'indipendenza. Lavora, vive in una comunità e non vuole vedere il padre. È una situazione che tormenta il 75enne dal 2011, da quando è diventato vedovo. In tutti questi anni l'uomo si è battuto per riportarla a casa, anche se la figlia non vuole e lo accusa di maltrattamenti. Il padre da un anno a questa parte ha cominciato a cercarla sul luogo di lavoro e a raggiungerla alla fermata dell'autobus. Questo provoca nella donna una grande agitazione, che dura anche diversi giorni e le impedisce di concentrarsi sul lavoro e le attività quotidiane.
A peggiorare la situazione è stata l'escalation di minacce nei confronti delle persone che gravitano attorno alla 35enne. La situazione è apparsa in tutta la sua gravità quando il padre ha assoldato un buffafuori ghanese per spaccare una gamba all'ex amministratore di sostegno della figlia. È grazie all'immigrato, che ha messo in guardia il legale che avrebbe dovuto punire, che si è poi scoperto che il 75enne aveva preso di mira un giudice (voleva bucargli le gomme dell'auto) e un dirigente dell'Azienda sanitaria (diceva di volergli bruciare l'auto).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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