Morto Moro, il sindaco del terremoto

Mercoledì 22 Marzo 2017
Morto Moro, il sindaco del terremoto
È stato un uomo di legge, prestato alla politica per un'importante esperienza amministrativa come sindaco nei primi anni Settanta. E in politica aveva portato quell'attenzione e quel rigore che accompagnano la professioni giuridiche. Questo era Glauco Moro, primo cittadino di Pordenone dal 1975 al 1979, un mandato caratterizzato dal terremoto del 76 che devastò il Friuli. L'avvocato ed ex sindaco è morto, all'età di 79 anni, nella sua casa in città, nel pomeriggio di ieri. Si era ammalato circa un anno fa e le sue condizioni erano peggiorate nelle ultime settimane.
Appassionato alla politica fin da giovane si era avvicinato alla Democrazia cristiana. Partito con il quale nel 1975 divenne sindaco: guidò una giunta - all'interno della quale sedeva anche l'amico Alvaro Cardin - fino alla fine del 79. Fu un amministratore colto, attento e con una grande passione per la crescita e lo sviluppo della sua città. Chi lo ha conosciuto da vicino ne ricorda il profilo di politico raffinato - spesso sfoderava un perfetto humor anglosassone - e allo stesso tempo sensibile alle situazioni sociali. Sempre, però, con grande discrezione. Talvolta poteva apparire quasi schivo poiché non amava la ribalta dei riflettori. Fu il sindaco che dovette gestire la situazione che si era venuta a creare con il terremoto del 76. Anche per questo fu sempre attento all'urbanistica della città: era il periodo in cui si decideva anche il ridimensionamento e la più adeguata disposizione dell'area del Bronx. «Con Glauco - lo ricorda così il vecchio amico e collega di giunta Cardin - si era formato un tandem perfetto, tra noi c'era una grande stima. Amministratore attento e lungimirante è tra quelli che io considero ancora come uno dei miei maestri: amava profondamente la sua città». Glauco Moro prima di essere sindaco fu anche il primo presidente della Camera di commercio, all'inizio degli anni Settanta appena dopo l'istituzione della Provincia. Al termine dell'esperienza amministrativa - a parte una parentesi come presidente del Comitato di controllo negli anni 80 - abbandonò la politica per dedicarsi completamente alla professione di avvocato. Esperto in diritto civile esercitò il mestiere di legale fino alla soglia dei settant'anni. Nel 2005, dopo la morte della moglie Severina, era rimasto vedovo. Lascia i figli Paolo - avvocato e docente universitario di Filosofia del diritto a Padova - e Luca, promotore finanziario che vive a Milano. Nella giornata di oggi sarà stabilita la data del funerale.
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