Latitante scovato in un residence sul lago Balaton

Venerdì 17 Novembre 2017
IL CASO
PORDENONE Mentre il Tribunale di Pordenone stralciava la sua posizione in un processo per bancarotta, in quanto nessun ufficiale giudiziario riusciva a rintracciarlo per notificargli gli atti giudiziari, le unità speciali ungheresi lo arrestavano in un residence sul lago Balaton. Dopo due anni è finita la latitanza di Massimo De Simone, 54 anni, residente a Codroipo, coinvolto in due crac-truffa ai danni di due aziende pordenonesi che, sull'orlo del fallimento, furono completamente svuotate.
LE PENE
De Simone il 27 ottobre doveva comparire in Tribunale a Pordenone perchè è tra gli imputati del crac di Tecnostaf: un raggiro di 700 mila euro. La sua posizione è stata stralciata perchè non si sapeva dove fosse finito. In realtà i carabinieri della squadra catturandi di Udine gli davano la caccia dal settembre 2015, forti di un provvedimento di esecuzione emesso dal procuratore Raffaele Tito. Dopo molte ricerche a vuoto, erano riusciti a localizzarlo in Ungheria. Ma nel febbraio del 2016 l'ordine di carcerazione è stato assorbito da un provvedimento firmato dal procuratore generale Dario Grohmann, che ha determinato in 7 anni 7 mesi e 10 giorni di reclusione l'ammontare delle pene da scontare. La situazione potrebbe aggravarsi, perchè Grohmann ha chiesto alla Corte d'appello di Trieste di revocare un indulto (3 anni di reclusione) ottenuto da De Simone nel 2008 dal Tribunale di Modena per una condanna a 3 anni 4 mesi e 10 giorni di reclusione (truffa ed estorsione). In quel caso il cumulo delle pene da scontare lieviterebbe a 10 anni 7 mesi e 10 giorni.
LA CATTURA
Il 54enne è stato arrestato sul lago Balaton, dove viveva in un residence, e portato in carcere a Budapest. Dopo un paio di settimane è stato estradato in Italia. È sbarcato all'aeroporto di Fiumicino la sera del 6 novembre e, una volta sbrigate le pratiche all'Ufficio frontiera, è stato accompagnato nel carcere di Rebibbia. Per oltre due settimane la famiglia ne aveva perso le tracce. «Non si riusciva a comprendere dove fosse finito - conferma l'avvocato Cristiano Leone - Il problema è che lui non riusciva a mettersi in contatto nè con me, per nominarmi suo legale di fiducia, nè con i familiari». Qualche giorno fa è riuscito a dare sue notizie dal carcere di Rebibbia: non con una telefonata, ma con una mail. Sì, dal carcere si può comunicare anche attraverso la posta elettronica. De Simone lo ha fatto attraverso l'account di un altro detenuto (ovviamente le comunicazioni vengono controllate, così come accade per le lettere).
I PROCESSI
L'estradizione costringerà De Simone a chiudere tutti i conti rimasti in sospeso con la giustizia, sia quelli relativi alle pene da scontare sia quelli tuttora aperti, che riguardano processi per guida in stato d'ebbrezza a Venezia, due fallimenti a Pordenone, un crac e un'ipotesi di maltrattamenti in famiglia a Udine.
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci