LATITANTE
PORDENONE Dai 13 ai 25 anni ha collezionato 26 sentenze di condanna

Martedì 13 Novembre 2018
LATITANTE PORDENONE Dai 13 ai 25 anni ha collezionato 26 sentenze di condanna
LATITANTE
PORDENONE Dai 13 ai 25 anni ha collezionato 26 sentenze di condanna per furto, tentato furto, uso di atti falsi o false generalità. L'ultima risale al 2007, quando ai poliziotti della Questura di Pordenone si presentò con uno dei suoi 12 alias. E l'ultimo arresto risale al 14 marzo 2013, quando fu arrestata a Bologna. Fu scarcerata il giorno dopo perchè era incinta, le sue condizioni non era pertanto compatibili con il regime carcerario. Silvana Carich, 36 anni, croata nata a Sisak, da allora probabilmente non è più tornata in Italia per evitare di finire in carcere. Sarebbe infatti bastato un controllo di polizia per scoprire che tra il 1996 e il 2007 aveva accumulato complessivamente 18 anni 9 mesi e 24 giorni di reclusione: due anni e sette mesi li ha già passati in carcere e grazie all'indulto la pena si è ridotta a 13 anni 2 mesi e 24 giorni. L'ultima sentenza, quella pordenonese, è andata in esecuzione trascinandosi dietro tutte le altre.
L'Ufficio esecuzione della Procura ha raccolto la storia giudiziaria di Silvana Carich in due faldoni che scoppiano di atti. E per lei il procuratore Raffaele Tito ha firmato oltre una ventina di mandati di arresto europeo. L'8 novembre è stata controllata dalla polizia a Bjelovar. Il suo nome è stato inserito nelle banche dati e sono spuntati i mandati di cattura. La donna è stata arrestata e messa a disposizione dell'autorità giudiziaria italiana. Verrà estradata affinchè sconti la pena nelle carceri italiane.
La Carich era un'esperta di furti negli appartamenti. La mandavano a rubare monili in oro: nei suoi primi capi di imputazione trattati dai Tribunali per i minorenni di Bologna, Brescia, Torino, Bergamo, Perugia, Trento, Venezia e Bolzano i danni erano quantificati ancora in lire. I primi furti, infatti, risalgono al 1995. Ha continuato a rubare, spesso approfittando della maternità per evitare il carcere. La carriera di queste ladre seriali, infatti, frequentemente si interrompe quando non diventano più mamme. È come fosse un meccanismo consolidato all'interno di questi clan: nel momento in cui le donne rischiano la galera, non fanno più ritorno in Italia sperando di aver dribblato la giustizia.
Il procuratore Tito, attraverso l'Ufficio esecuzione e le squadre catturandi della Squadra Mobile e del Nucleo investigativo dei carabinieri, ha invece istituito un pool che dà la caccia ai latitanti: ladri, evasori fiscali che riparano all'estero, rapinatori, ma anche persone che devono scontare pene inflitte per reati minori. «Non è giusto - osserva il procuratore - che le sentenze non abbiano alcun seguito. La certezza della pena è importante, altrimenti il cittadino non ha più fiducia nella giustizia».
Cristina Antonutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci