L'INCHIESTA
PORDENONE È stato un confronto positivo quello tra inquirenti

Venerdì 15 Febbraio 2019
L'INCHIESTA PORDENONE È stato un confronto positivo quello tra inquirenti
L'INCHIESTA
PORDENONE È stato un confronto positivo quello tra inquirenti e legali di Cantina Rauscedo. Ieri mattina il procuratore Raffaele Tito e il sostituto procuratore Monica Carraturo - affiancati dal capitano Fabio Gentilini, la polizia giudiziaria dei carabinieri del Nas e dell'Ispettorato repressione frodi di Udine - si sono incontrati con i legali della cooperativa e di alcuni indagati. Da entrambe le parti vi è l'obiettivo è chiarire in tempi rapidissimi la vicenda, in modo da contenere il più possibile i danni economici. «L'approccio è stato collaborativo - ha riferito il procuratore Raffaele Tito - È opportuno che cooperativa e consiglio di amministrazione prendano coscienza di quello che abbiamo raccolto e analizzino attentamente quanto ricostruiro dai carabinieri del Nas e dagli ispettori dell'Icqrf per riflettere sul passato».
Il confronto è stato soddisfacente, ma la Procura vuole il confronto diretto con le difese del Cda. È per questo che gli avvocati Stefano Zanchetta (tutela la coop), Alessio Pagnucco e Valter Buttignol (difensori del responsabile amministrativo della Cantina) - ieri presenti - lunedì si incontreranno nuovamente con gli inquirenti, che contano di potersi confrontare anche con l'avvocato Alberto Cassini, che tutela il Cda.
Attualmente ci sono 300mila ettolitri di vino sotto sequestro perchè prodotto, secondo quanto emerso dell'inchiesta, in violazione ai disciplinari del Doc e dell'Igp. La Cantina sta cercando di dimostrare che le irregolarità, se dimostrare, riguarderebbero soltanto una parte residuale del prodotto. «Abbiamo ribadito che porteremo chiarimenti - afferma l'avvocato Zanchetta - C'è grande disponibilità da parte della Procura a prendere in considerazione tutto ciò che dobbiamo portare alla loro attenzione». Il legale è molto fiducioso. «Ho trovato una Procura molto attenta alle esigenze di tutti - commentato al termine dell'incontro - e una polizia giudiziaria molto preparata. Il clima era buono, non c'è una caccia alle streghe, ma soltanto la necessità di fare chiarezza. Lunedì porteremo tutti gli elementi utili affinchè ci restituiscono quanto più prodotto possibile. La professionalità degli inquirenti è una garanzia per noi, ma la normativa è molto complessa e va applicata molto attentamente»
Nel frattempo il Tribunale del Riesame di Pordenone ha fissato le udienze per discutere i ricorsi presentati dagli avvocati Serena Giliberti, Stefano Buonocore, Maurizio Conti e lo stesso Cassini. Saranno esaminati il 19 e 22 febbraio, da due diversi collegi. È probabile che vi siano delle rinunce. I ricorsi non riguardano il sequestro dei vini firmato dal gip Monica Biasutti la scorsa settimana, ma il materiale sequestrato durante le perquisizioni che il 30 gennaio scorso hanno coinvolto 45 indagati. Le difese in questa fase sono interessate a scoprire le indagini, cioè a esaminare quanto contenuto negli otto faldoni presenti in Procura, e il ricorso al Riesame consente di poter accedere agli atti.
Gli inquirenti, oltre a bolle, fatturazioni e altre documentazioni, nel corso delle perquisizioni hanno sequestrato anche materiale informatico: computer e la chiavetta Usb in cui si troverebbe la prova che la cooperativa aveva una doppia contabilità, quella ufficiale, da mostrare all'Istituto repressione frodi, e quella reale.
Cristina Antonutti
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