L'ADDIO
PORDENONE Cala il sipario sull'esperienza dell'Uti, con pochi rimpianti

Martedì 19 Febbraio 2019
L'ADDIO PORDENONE Cala il sipario sull'esperienza dell'Uti, con pochi rimpianti
L'ADDIO
PORDENONE Cala il sipario sull'esperienza dell'Uti, con pochi rimpianti e tante incertezze sul futuro. L'amministrazione Ciriani ha colto al balzo quanto previsto dalla nuova legge e si è ripresa quasi tutte le funzioni che aveva dovuto conferire in nell'Unione territoriale. Nulla di politico, solamente una scelta funzionale, assicura il sindaco Alessandro Ciriani citando le complicazioni intervenute nella questione dei dehor. Ma la questione è politica, e l'Aula si divide ancora una volta sull'ex Provincia e i suoi destini.
LE IMPRESSIONI
A difendere l'esperienza dell'Uti è Daniela Giust (Pd): «Non è stato dato il tempo di sperimentare fino in fondo sostiene citando l'esperienza positiva dell'Uti delle Dolomiti friulane - e ora non c'è più nulla. Siamo in un cul de sac, e ci auguriamo che questa Giunta regionale sappia dare una svolta e configurare una proposta che sia in grado di dare una risposta seria alla domanda iniziale, quella dei costi esagerati a carico dei piccoli Comuni per fornire i servizi». Sul fronte opposto il consigliere regionale Alessandro Basso: «Registrare un fallimento all'interno della pubblica amministrazione è stato un costo. Questa riforma delle Uti è stata un massacro, e ciascuno di noi, come contribuente, ne sta pagando le conseguenze. E meno male che non c'è stato il tempo di fare la sperimentazione. Quali sono stati i costi sociali per i cittadini della provincia di Pordenone? Qual è stato il costo identitario? Questo è l'indotto negativo che ha creato la riforma delle Uti».
«La riforma precedente non ha fatto innamorare quasi nessuno ammette anche Marco Salvador (Pordenone 1291) -. Le fusioni sarebbero, secondo me, la grande riforma. È vero che la Provincia di Pordenone è un ente inutile, ma alcune lacune la sua mancanza le ha lasciate, per esempio nella manutenzione delle strade e nella contribuzione per le associazioni. È vero anche, però, che il centrodestra non ha assolutamente idea di cosa fare, salvo ripristinare la Provincia così com'era prima».
I RIMPIANTI
E ad allungare la lista dei rimpianti si aggiungono Mauro Tavella (Forza Italia) con la Motorizzazione civile e il sindaco con le politiche del lavoro. É il momento degli scambi di accuse e dei pentimenti: da Lorenzo Marcon (Pd) che chiama in causa tutte le forze politiche che votarono per la chiusura delle Province al mea culpa di Mara Piccin (Forza Italia) per l'astensione di allora e al cambio di rotta di Mattia Tirelli (Pordenone Cambia). Fino al sindaco, che vede riconosciute le battaglie del passato: «C'era un fronte comune contrario alle province, ma c'era qualche giapponese che ha combattuto di tasca propria fino alla Corte costituzionale. Io contrario alla Provincia non lo sono mai stato, ma la certezza che si respirava in quei momenti era che quella battaglia fosse inutile. Occorreva versare del sangue e darlo in pasto alla gente, e quel sangue doveva essere il nostro. Infatti s'è fatta una riforma frettolosa, probabilmente su base giusta. Al tempo, la responsabilità fu di tutti. Il tema della razionalizzazione degli enti locali è un tema altro rispetto a quello delle Province, molto più complicato. Rispetto a quello che sarà la riforma, lasciamo il tempo. Attendiamo di capire quale sarà l'esito, perché c'è una serie di compiti che non possono essere demandati ai Comuni e non possono essere gestiti dalla Regione. Per quanto ci riguarda, siamo stati ampiamente rassicurati: la provincia di Pordenone territorialmente non si discute. Nessuno gioisce per la chiusura delle Uti, però forse sentiamo una liberazione da un organismo in cui noi non abbiamo creduto».
Lara Zani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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