Il segretario della Legapro «Adesso la città aiuti Lovisa»

Martedì 20 Febbraio 2018
L'APPELLO
PORDENONE La città in riva al Noncello merita la serie B. parola di Francesco Ghirelli, segretario della Legapro. E l'invito è esplicito: Non fate disamorare Mauro Lovisa. E proprio questo l'appello che non è rivolto solo ai tifosi e più in generale non è intriso solo del messaggio sportivo.
IL PATRIMONIO
La frase è una freccia diretta al cuore della città, alle istituzioni ma anche al tessuto sociale: il patrimonio immateriale messo da parte dal Pordenone, fatto di una ritrovata unità e di un travolgente crescendo che oggi sembra essersi perso, non deve essere dilapidato. Poi arriva la sorpresa. A richiamare all'ordine la città non è un vecchio lupo del Bottecchia, e nemmeno un politico inebriato dalla campagna elettorale. La lettera l'ha scritta a il Gazzettino Francesco Ghirelli, segretario della Legapro. Un uomo del palazzo, in poche parole. Ed è il dettaglio che rende tutto strano e allo stesso tempo illuminante.
CORAGGIO
State vicino ai ragazzi - ha scritto Ghirelli -, hanno subìto il contraccolpo come l'Alessandria due anni fa dopo la partita di Coppa Italia con il Milan. State vicino a Lovisa e non fatelo disamorare, difficile trovarne un altro come lui. Devo ricordarvi Vicenza, Modena ... E poi i playoff stanno lì, ad un passo dalla possibile conquista. Gli spareggi il Pordenone sa come affrontarli, si veda cos'è successo negli anni scorsi. Il calcio della crisi ha bisogno del Pordenone. Ha bisogno della squadra dei mesi scorsi. Oggi, ha bisogno che quelle migliaia di tifosi che sono stati a San Siro si ritrovino allo stadio Bottecchia. Noi della Legapro - ha proseguito - abbiamo bisogno di un calcio di valori, di uomini veri, di gente che non perde la memoria, di persone che danno una mano quando quello accanto ha bisogno di aiuto, di conforto, di sostegno. Solo così si vince, solo così si potrà dire alla fine io c'ero.
ANALISI
Ghirelli parla da uomo di Lega, ma sembra un pordenonese. Lovisa non ha cacciato l'allenatore - ha scritto -. Grande uomo, Lovisa, perché è riconoscente del lavoro svolto da Colucci e giustamente ci ha pensato molto prima di cambiarlo. Il Pordenone a San Siro - io c'ero - ha dato una lezione di calcio. E così a Cagliari. In genere, quelle squadre si potevano vedere a Pordenone in tv, a condizione di avere l'abbonamento. E' facile andare a San Siro in migliaia. In metropolitana mi hanno fermato e mi hanno chiesto dove stessi andando e per chi facessi il tifo, ed io orgoglioso: Sono del Pordenone. E il mio interlocutore: Siete bravi. Vento in poppa, migliaia a godere dello spettacolo e tutti, almeno, con la sciarpa. I ragazzi, certamente, avevano bisogno di essere accompagnati mentre recitavano a teatro, si alla Scala del calcio italiano. Era facile, allora, accompagnarli. Oggi che hanno più bisogno di allora, non solo non si accompagnano ma leggo che i nemici sono tornati nemici.
I DETRATTORI
Certamente Ghirelli non conosce i detrattori del Pordenone, forse non ha il polso di una città piccola ma che riesce inevitabilmente a dividersi anche sul calcio. Ma ha capito al volo il nocciolo della questione: ora che la cavalcata non è più una marcia trionfale come un tempo, non va dilapidato il tesoretto incamerato quando le cose andavano splendidamente bene. Altrimenti il territorio non avrà imparato nulla. Non solo. Ci sarà l'ennesima sconfitta per tutti con le divisiooni che oramai sono una costante. Sarenbbe un peccato.
Marco Agrusti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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